Padre, amico, collega, insegnante, compagno di partito, difensore dei diritti dei migranti. In tutte queste sfaccettature, ieri, è stato ricordato Carlo Masoero, fossanese, 70 anni, morto per una caduta sulle montagne del Ladakh, nel nord dell’India. L’ex chiesa di San Giuseppe, scelta dai familiari per l’ultimo saluto, era gremita, in molti sono rimasti fuori. Masoero lascia una grande famiglia, i sei figli con nuore, generi e nipoti. Le sue ceneri sono state tumulate nel cimitero di Fossano vicino alla moglie Vera De Benedetti, morta cinque anni fa il 24 settembre, la stessa data in cui il corpo del marito è stato trovato sull’ Himalaya, dopo otto giorni di ricerche.

«Vengo da una cultura in cui si insiste ancora che gli uomini non dovrebbero piangere, ma versare lacrime per Carlo per me è un onore - ha detto un rappresentante della Comunità albanese di Fossano -. L’aiuto suo e di Vera è stato per tutti noi fondamentale». A più riprese nei ricordi dei presenti è emerso l’impegno del professore di Lettere, Storia e Filosofia (insegnò alle medie di Fossano e al Liceo Scientifico di Savigliano) per l’accoglienza dei migranti. Fabio Panero, segretario regionale di Rifondazione ha ricordato «Quante e quanti sono stati ospitati in casa di Carlo e Vera». Poi il giornale «Di tutti i colori». «Carlo diceva che non dovevamo fare un giornale sui migranti ma con i migranti» ha detto uno dei fondatori. E la lettera dei figli (accompagnata dalle proiezione di fotografie): «Sei stato il padre che tutti dovrebbero avere. Tu e mamma avete messo in noi più che un esempio, avete piantato dei semi che faremo crescere nelle nostre famiglie». Una collega ha ricordato quanto meticolosamente e con quanto entusiasmo Carlo avesse preparato il viaggio sull’Himalaya. Sono state raccolte offerte per il circolo Arci Rosa Luxemburg di Cuneo che Masoero aveva contribuito a costituire.[b. m.]

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