L’opposizione russa torna in piazza contro Vladimir Putin. E la polizia torna a reprimere le contestazioni ricorrendo alla forza. Nel giorno del 65° compleanno del leader del Cremlino - per il quale, secondo l’Ansa, Silvio Berlusconi sarebbe volato a Mosca - migliaia di persone si sono radunate a San Pietroburgo e in altre città della Russia per protestare contro l’arresto di Aleksey Navalny e la sua esclusione dalle presidenziali del prossimo marzo. La polizia ha reagito con un’ondata di fermi. Stando all’ong Ovd-Info, in tutto il paese sarebbero oltre 270 le persone fermate. Gli agenti in assetto antisommossa hanno usato il pugno duro soprattutto nella città sulla Neva, dove secondo la testata online Fontanka.ru hanno trascinato nelle loro camionette oltre 100 dimostranti che sfilavano da Marsovo Pole (Campo di Marte) verso piazza dell’Insurrezione. Ma la polizia sostiene di aver fermato “soltanto” 38 persone, che sono già state rilasciate.

Le manifestazioni non autorizzate, organizzate proprio da Navalny, si sono svolte in 80 città della Russia. Ma - fatta eccezione per San Pietroburgo, città natìa di Putin - i dimostranti erano decisamente meno rispetto alle grandi proteste della scorsa primavera. E a Mosca la polizia si è spesso limitata a osservare cosa avveniva, invitando continuamente la gente a disperdersi ricordando che si trattava di un evento «illegale».

Nella capitale, circa mille persone hanno sfidato la pioggia e si sono radunate sotto la statua del grande poeta Aleksandr Pushkin, nel cuore della capitale, urlando «Putin, vai via!» e «Libertà per la Russia». Alcuni sventolavano il tricolore russo, altri stringevano in mano cartelloni con slogan antigovernativi sfidando apertamente la polizia. «Sono qui perché ritengo ingiusto che Navalny non possa candidarsi alle presidenziali per condanne costruite a tavolino dalle autorità. Non è possibile svolgere elezioni senza che Putin abbia un vero rivale» ci racconta sotto la pioggia scrosciante Elena, 50 anni. «Protestiamo perché vogliamo elezioni libere e non un candidato unico di fatto circondato da oppositori di facciata», le fa eco Maria, 22 anni.

Anche oggi, come in primavera, in piazza Pushkin c’erano molti ragazzi, alcuni dei quali ancora minorenni: sono il pubblico più attento alle denunce e ai proclami di Navalny. L’oppositore non era presente alle manifestazioni perché è finito dietro le sbarre per l’ennesima volta: si è beccato una condanna a 20 giorni di carcere amministrativo per aver incitato i suoi sostenitori a scendere in piazza a San Pietroburgo. E le autorità non vogliono permettergli di candidarsi alle presidenziali a causa dei suoi guai giudiziari, che molti osservatori ritengono però di matrice politica.

Se il Cremlino ha deciso di non reprimere la protesta di Mosca ricorrendo alla forza come ha fatto più volte in passato, secondo i politologi è per evitare che i media liberali e quelli internazionali dessero grande risalto all’evento. Del resto, sarebbe stato doppiamente controproducente, visto che non sono scese in piazza folle oceaniche. Il motivo del mezzo flop - sempre stando agli esperti - è che questa volta la manifestazione era apertamente incentrata su Navalny, e non abbracciava tutto il vasto spettro della tanto divisa opposizione russa. Inoltre, contrariamente ad alcuni mesi fa, non prendeva di mira una piaga tanto odiata della società come la corruzione.

A Mosca, insomma, la polizia avrebbe ricevuto l’ordine di non rovinare il compleanno a Vladimir Putin. Diversa la situazione a San Pietroburgo, dove la protesta ha riscosso un buon successo. A Grozny il controverso leader ceceno Ramzan Kadyrov ha intanto messo in piedi una partita di calcio in onore del presidente russo: sono tornati a indossare le scarpe coi tacchetti alcune ex stelle della nazionale azzurra come Stefano Fiore, l’eroe delle Notti Magiche Totò Schillaci e il campione del mondo Paolo Rossi.

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