Il presidente Recep Tayyp Erdogan ha annunciato questa mattina alla tv che un’operazione, “molto delicata”, è in corso per liberare la città siriana di Idlib dai combattenti jihadisti di Hayat al-Tahrir al-Sham, legati ad Al-Qaeda. L’operazione, ha spiegato il leader turco, è la continuazione di «Scudo sull’Eufrate», che l’anno scorso portò alla cacciata dell’Isis dalle città di Jarabulus e Al-Bab, nel Nord della Siria.

Battaglia difficile

Ankara non ha precisato il numero di soldati impegnati. Attivisti siriani segnalano che il grosso dei movimenti riguarda i ribelli filo-turchi della Brigata al-Hamza. Sarebbero presenti, come già ad Al-Bab, forze speciali turche. Idlib è in mano ai jihadisti fedeli al leader dell’ex Al-Nusra, la branca siriana di Al-Qaeda, Mohammed al-Joulani.

Il leader jihadista Al-Joulani

Il ministero della Difesa russa sostiene di aver ferito gravemente Al-Joulani in un raid nella provincia di Idlib cinque giorni fa. Non ci sono conferme. Turchia, Russia e Iran si sono accordati all’ultimo vertice di Astana, in Kazakhstan, per una spartizione della provincia di Idlib: i turchi avranno una «zona di influenza» al confine e nel capoluogo, la parte della provincia che confina con Aleppo dovrebbe essere invece ripresa dai governativi.

Curdi in una morsa

Per Erdogan la presa di Idlib ha un duplice valore strategico: allarga la sua zona cuscinetto nel Nord della Siria e chiude in una morsa il cantone curdo di Afrin. I curdi siriani del Pyd, e del suo braccio armato Ypg, vorrebbero riunificare tutti i territori abitati da curdi nel Nord della Siria ma a questo punto dovranno fare i conti con due «teste di ponte» dell’esercito turco che limitano i loro movimenti.

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