Togliere dalle mani della Commissione il controllo dei bilanci pubblici e affidarlo, gradualmente, al Fondo Salva-Stati, che avrebbe un approccio più «neutrale». Per il suo addio all’Eurogruppo, il ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble si è presentato alla riunione in Lussemburgo con la sua proposta di riforma dell’Eurozona. Un «non-paper» di tre pagine - visionato da La Stampa - per dettagliare i «princìpi fondamentali» utili a migliorare la governance della zona euro. La proposta di Berlino entra in scivolata nel dibattito sui margini che l’esecutivo Ue vuole tenersi nel valutare i conti pubblici dei singoli Stati, in particolare sulla concessione di flessibilità per evitare di ostacolare la crescita. Un aspetto-chiave nella trattativa tra Bruxelles e l’Italia, che consentirebbe al nostro governo di ottenere uno sconto di oltre cinque miliardi sulla prossima manovra. Ma a cui molte capitali si oppongono.

L’approccio intergovernativo

Il futuro dell’Esm è al centro del dibattito iniziato questo pomeriggio tra i ministri dell’area Euro nel Granducato e il tedesco vede nel Meccanismo Europeo di Stabilità «il giusto mezzo per una soluzione intergovernativa» che garantisca l’equilibrio tra responsabilità e controllo dei conti pubblici. Il documento di Schaeuble spiega infatti che ci sono due possibili strade per il futuro immediato: la prima prevede il «trasferimento di parti di sovranità nazionale e controllo delle regole fiscali a livello europeo» e qui cita l’esempio del ministro dell’Euro, ma questa soluzione «richiederebbe il cambiamento dei Trattati». Una strada che Schaeuble vede come poco praticabile. La seconda invece guarda a un approccio più «pragmatico» in due fasi: «una soluzione intergovernativa nell’immediato», che sarà «successivamente recepita nel diritto comunitario».

Un controllo dei conti più “neutrale”

Il Meccanismo Europeo di Stabilità - spiega il documento di Schaeuble - «incarna il principio di fornire solidarietà in cambio di sane finanze pubbliche». La sua funzione fondamentale è infatti quella di «fornire un sostegno finanziario temporaneo a condizione di riforme rigorose». Per diventare un Fondo Monetario Europeo, l’Esm «deve dedicare maggiori risorse alla prevenzione delle crisi», ruolo per il quale non ha ancora un mandato e per il quale serve che abbia «un ruolo più forte in termini di monitoraggio dei rischi dei Paesi». E qui viene il punto, perché secondo il ministro tedesco «l’Esm potrebbe essere gradualmente dotato di un ruolo più forte e neutrale per quanto riguarda il monitoraggio del Patto di Stabilità e Crescita». Togliendolo di conseguenza alla Commissione. Un passaggio che richiederebbe una modifica sia del Fiscal Compact che del trattato dello stesso Esm.

I contributi al bilancio e le riforme

Viene invece bocciata la proposta di usare l’Esm nell’ambito di uno schema europeo di assicurazione sui depositi oppure come strumento di trasferimento di risorse all’interno dell’Eurozona, opzioni «molto ambiziose» che «vanno contro lo scopo fondamentale dell’Esm che è quello di salvare i Paesi in gravi difficoltà». Schaeuble si conferma scettico anche sul bilancio comune dell’Eurozona proposto da Macron: «Abbiamo bisogno di una nuova capacità fiscale intergovernativa? Non necessariamente», meglio agire entro i confini del bilancio Ue. Però il «non paper» apre alla possibilità di collegare i contributi nazionale al bilancio dell’Ue alla realizzazione delle riforme strutturali sulla base delle Raccomandazioni specifiche per Paese che vengono emanate dalla Commissione. Una soluzione, dice il documento, che permetterebbe alla Commissione di mantenere il suo ruolo in una «politica integrata dell’Ue, collegando il Semestre Europeo con i fondi strutturali e il bilancio dell’Ue». Secondo Schaeuble, «questo approccio potrebbe preparare un nucleo per un bilancio della zona euro».

Il nodo flessibilità

C’è un punto su cui il documento tedesco si sofferma ed è quello della flessibilità. Dice che «le regole fiscali europee sono troppo complesse e poco prevedibili». Per questo vanno sviluppate in una direzione che permetta di portare sullo stesso piano «la regola del debito con quella del deficit». E quindi condizionare la concessione della flessibilità con la reale diminuzione del debito. Viene poi definita «economicamente non necessaria per un’unione monetaria stabile» l’assicurazione europea contro la disoccupazione perché «dovrebbe affrontare livelli di reddito molto diversi nell’area euro». Infine viene ribadito il «no» alla mutualizzazione del debito, che «metterebbe in pericolo la stabilità dell’intera area euro». La motivazione è spiegata nell’ultima frase del documento: «Dobbiamo essere in grado di creare stabilità attraverso le riforme, non attraverso una complessa e costosa ingegneria finanziaria».

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