Domenico Fiume, 38 anni, alias padre Gabriele, vescovo ortodosso metropolita, scomunicato dalla Diocesi di Asti, ieri come tutte le domeniche, ha celebrato messa nel santuario Santa Maria Rosa Mistica, a Ferrere, bricco Calosso, nel cuore delle colline astigiane.

Una celebrazione iniziata alle 11 e proseguita fin quasi alle 15. Intensa con preghiere di guarigione, amore, misericordia. Preghiere per gli ultimi, «per quelli che non pregano e per cui nessuno prega». A terra, per tutta la durata della funzione, cinque ragazzi mai definiti «indemoniati» ma che con il crescere del pathos delle preghiere si contorcevano e urlavano, come in preda a crisi epilettiche. Poi si calmavano, a tratti pronunciavano frasi incomprensibili, a volte i familiari sono dovuti intervenire per tenerli fermi.

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La chiesa è una cascina ristrutturata. Seduti su seggioline una trentina di persone, tutte sorridenti. La volta azzurra come il cielo e il manto della Madonna, l’altare rotondo con a lato Gesù Cristo in croce e San Gabriele. Ai lati «lunghi» dell’edificio le statue con i santi e gli arcangeli. Dietro l’altare un prete e un chierichetto, in mezzo lui , il vescovo Gabriele. Maestro di comunicazione verbale e corporea, carismatico, voce suadente, movenze eleganti, intelligenza pronta e veloce, una profonda cultura, una stupefacente forma espressiva. Dopo i canti, tanti durante tutta la celebrazione, e le preghiere, la predica incentrata sulla sua scomunica: «La chiesa non è monopolio di nessuno. Il signor Ravinale non può scomunicarmi, come io non potrei scomunicare lui o un protestante. Dovrà rispondere, invece a Dio di quello che ha fatto perchè va incontro all’anatema. Io ho chiesto comunione alla Chiesa e lui ha risposto con la scomunica. È questa la carità? È questo l’amore? È questa l’accoglienza?». E ancora: «Gesù ha impartito tre ordini: diffondete il vangelo, cacciare i demoni, guarire gli ammalati». Quindi smarcandosi dalla fama di «santone»: «Ricordiamoci di pregare per i medici».

Vestito di verde, con un vangelo verde, passo dopo passo, citando versi del vangelo, Capitoli, storia ecclesiastica, ha «smontato» la scomunica. E ribadito: «Non ho inventato nessuna nuova chiesa, mi riferisco alla storia ortodossa, come possono parlare di scisma?»

TEMPI DILATATI

Tutti i tempi sono stati dilatati. Ha parlato al suo «gregge», alla sua «vigna». Credo e Padre nostro, Ave Maria e parabole si sono intrecciate a riflessioni tipo: «Prima di essere vescovo, sono un monaco, sono nulla, vivo di provvidenza. Qui non si paga nulla. Non si raccolgono offerte nè in entrata nè in uscita. E non si guadagna come a Lourdes, Santa Rita da Cascia, San Giovanni Rotondo». La celebrazione dell’Eucarestia, ostia assolutamente in bocca e non in mano, è stata accompagnata da abbracci.

Durante le preghiere di guarigione non è stata dimenticata nessuna parte del corpo. Poi con un crescendo di voce la lotta al demonio:« Contro le fatture, le pozioni ,le maledizioni, l’aborto, la violenza». Dopo la funzione ha invitato i fedeli a fermarsi per la benedizione con l’olio. Sul tavolo i bigliettini per le intenzioni.

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Il vescovo di Asti Francesco Ravinale avvisa: «Padre Gabriele Fiume non è un vescovo cattolico». E nella scomunica si legge: «Con grave afflizione la Chiesa di Dio ha preso atto che il signor Domenico Fiume si fa chiamare padre Gabriele facendosi passare per presbitero diocesano senza avere validamente ricevuto il sacramento dell’Ordine. Risulta essere aderente all’organizzazione scismatica Società Papa Leone XII. Attenta al Sacrifico Eucaristico e e compie altri atti di culto riservati ai Ministri ordinati. Si fa passare per vescovo della chiesa cattolica indossando le relative insegne pontificali e senza essere stato all’ordine dell’Episcopato. Eì quindi incorso nella scomunica latae sententiae».

Nel 2001 la Curia Arcivescovile di Torino invitava a non seguire Domenico Fiume, che si presentava dotato di carismi speciali e così qualche anno dopo anche quattro vescovi del Friuli. Il sacerdote abita a Ferrere dal 2009 e il paese è diviso: chi ne parla bene, chi lo detesta, prendendosela anche con il sindaco. Dal 2012 il Gris della Diocesi di Acqui mette in guardia contro di lui. Che invece tira dritto per la sua strada.

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