Anis Hannachi, il fratello del killer che alla stazione di Saint-Charles di Marsiglia ha ucciso a coltellate le cugine Laure e Marianne, era stato respinto dall’Italia nel 2014 quando arrivò a Favignana con altri tunisini su un barcone. È quanto emerso dalle indagini dopo l’arresto di Hannachi. La probabile presenza dell’uomo in Italia è stata segnalata dalle autorità francesi la sera del 3 ottobre e il 4 si è avuta la certezza che fosse nel nostro Paese, in Liguria. Hannachi è poi stato arrestato il 7 ottobre a Ferrara.

L’ uomo aveva combattuto tra i foreign fighters arrivati da tutto il mondo in Siria per partecipare alla jihad. È quanto hanno comunicato le autorità francesi a quelle italiane. L’ipotesi delle autorità transalpine è che sia stato proprio Anis Hannachi a indottrinare e a provocare la radicalizzazione del fratello Ahemd. Gli investigatori hanno sottolineato anche che, al momento, «non ci sono evidenze» che l’arrestato volesse compiere azioni in Italia o stesse pianificando attacchi nel nostro paese o che avesse «solidi appoggi» logistici a Ferrara, dove è stato rintracciato e fermato. Anis è stato ospitato da un amico connazionale che vive regolarmente a Ferrara e che è integrato con la città. Nello stesso appartamento quattro o cinque ragazzi, tutti connazionali. Alcuni sono studenti.

Alle autorità italiane Anis non era noto come soggetto radicalizzato: nelle banche dati delle forze di polizia risultava solo il fotosegnalemento del 2014, quando poi fu respinto e rimandato in Tunisia. «Sono stati i colleghi francesi - ha spiegato Lamberto Giannini, il direttore dell’Antiterrorismo della Polizia - ha segnalarcelo come combattente del jihad nel contesto siro-iracheno». Nelle file dei jihadisti, assieme ad altre migliaia di foreign fighters, Anis avrebbe militato per almeno due anni, dal 2014 al 2016.

Gli uomini della Digos di Bologna e Ferrara ieri hanno dato esecuzione ad un mandato di arresto europeo emesso dalle autorità francesi. L’accusa ipotizzata dagli inquirenti transalpini nei confronti del venticinquenne tunisino, che subito dopo esser stato bloccato è stato messo a disposizione della Procura generale presso la corte d’appello di Bologna, è partecipazione ad associazione terroristica e complicità nel delitto commesso dal fratello. Ma non solo: Anis potrebbe aver avuto un ruolo nell’organizzazione di quanto avvenuto a Marsiglia anche se, secondo quanto è stato possibile ricostruire al momento, non sarebbe stato presente nella seconda città francese il giorno dell’attentato.

I commenti dei lettori