C’erano uomini, giovani e anziani, e donne con i loro bambini in braccio o nel passeggino. C’erano i marinai che hanno interrotto il loro lavoro nelle barche da pesca e volti noti dello sport e dello spettacolo. In totale erano un milione i polacchi che sabato 7 ottobre hanno pregato il Rosario lungo i 3500 chilometri dei confini per la pace nel mondo e perché la Polonia e il resto dell’Europa ritrovino le proprie radici cristiane e non cadano nel baratro della secolarizzazione.

Una catena umana che si è snodata dal fiume Bug e il santuario mariano di Koden, al confine con la Bielorussia, fino all’aeroporto di Poznan, a Rosowek, al confine con la Germania, passando per la foresta Szklarska Poreba, a pochi chilometri dalla Repubblica Ceca. In piedi o in ginocchio sulle spiagge e sui terricci, nelle cappelle o nei fiumi a bordo di kayak, yatch e barche a vela, i fedeli polacchi hanno voluto dar vita ad un evento che, in quanto a partecipazione, ha superato la Giornata mondiale della Gioventù del luglio 2016 a Cracovia. Molti sono rimasti nelle proprie case, nelle parrocchie, in stazioni e ospedali; tutti si sono dati appuntamento per le 10 del mattino e, dopo la messa e l’adorazione, hanno iniziato a recitare i diversi misteri mandati in onda in diretta dalla locale Radio Maryja.

“Rozaniec do granic” (“Il rosario alle frontiere”) è stato il titolo della iniziativa – finanziata da diverse aziende statali – «principalmente religiosa e spirituale», come ha tenuto a sottolineare l’episcopato, che ha rimarcato il legame della manifestazione con l’imminente anniversario dell’ultima apparizione della Madonna a Fatima, il 13 ottobre.

Un po’ diverse le intenzioni dei tanti partecipanti laici che hanno spiegato ai media locali che il Rosario ha rappresentato invece una “dichiarazione di guerra” contro «il Male» che oggi mina ai valori fondanti il Vecchio Continente e all’avanzata islamista che «porta nemici e terrorismo» e rinnega la fede cristiana. Alcuni hanno parlato di «un muro» di protezione intorno ai confini del paese, mentre gli organizzatori hanno dichiarato che si è tratto invece di una «riparazione» per le continue minacce di guerra che destabilizzano il mondo e gli atti terroristici che lacerano l’Europa, come pure per il passato comunista della Polonia e «le ferite» al Cuore Immacolato di Maria.

L’evento ha di fatto diviso l’opinione pubblica in Europa e attirato critiche del tipo «iniziativa anti-Islam e anti-migranti» mossa da un «integralismo cattolico», non in linea con il reiterato appello all’accoglienza e alla solidarietà verso il prossimo di Papa Francesco.

«Sono strumentalizzazioni di un atto puramente religioso», chiarisce a Vatican Insider Pawel Rytel-Andrianik, portavoce della Conferenza episcopale polacca, «come si può stravolgere così il senso di una buona iniziativa? Nessuno era contro nessun’altro, tantomeno durante tutta la preparazione dell’evento è stata mai espressa una critica contro il Santo Padre per la questione accoglienza migranti. L’obiettivo era pregare per la pace».

«La Polonia è un paese accogliente – spiega ancora don Pawel – più volte i vescovi hanno lanciato un appello per i corridoi umanitari e nelle diocesi sono numerosi gli aderenti al programma “Famiglia per Famiglia” tramite il quale fedeli e parrocchiani possono “adottare” intere famiglie in Siria, Iraq e altri paesi del Medio Oriente inviando loro un contributo mensile. Vi partecipano anche diversi vescovi». Tra l’altro «la Polonia sistematicamente invia sostegni economici insieme ad altri paesi europei per la costruzione di scuole e ospedali. E non dimentichiamo che forse nel paese non ci saranno profughi mediorientali, ma accogliamo più di un milione e mezzo di migranti dall’Ucraina, anche loro in fuga dalla guerra e dalla fame».

Anche il presidente della Conferenza episcopale polacca, monsignor Stanislaw Gadecki, ha precisato che durante il Rosario di sabato si è pregato perché il mondo ritrovi la pace. L’arcivescovo di Cracovia Marek Jedraszewski, che ha guidato la massiccia orazione, ha invece offerto una chiave di lettura spiegando che: «Vogliamo pregare perché l’Europa ha bisogno di restare cristiana per salvare la sua cultura» e, al contempo, si è voluto dare un segno «per le altre nazioni europee, perché capiscano che è necessario tornare alle radici cristiane affinché l’Europa rimanga l’Europa».

La data scelta per il “Rozaniec do granic” era, tuttavia, emblematica: il 7 ottobre, giorno della Beata Vergine del Rosario ma soprattutto anniversario della battaglia di Lepanto, che nel 1571 aveva bloccato l’avanzata in mare degli ottomani in Occidente, proprio grazie alla recita di tanti Rosari chiesta da San Pio V.

A dare impulso all’iniziativa sono stati principalmente i laici, in prima linea l’associazione “Solo Dio basta”; i vescovi hanno successivamente appoggiato il programma invitando tutti i fedeli a partecipare. Gli organizzatori hanno diffuso un comunicato in cui si legge: «Crediamo che se il Rosario venisse recitato da un milione di polacchi lungo il confine del Paese potrebbe cambiare non solo il corso degli eventi, ma anche aprire il cuore dei cittadini alla grazia di Dio. Cent’anni fa Maria ha affidato ai tre bambini portoghesi un messaggio di salvezza: pentitevi ed offrite riparazioni per i peccati contro il mio cuore e recitate il Rosario». E l’evento è stato anche divulgato su un apposito sito e su Twitter con due hashtag (in lingua polacca), #RóżaniecDoGranic e #RozaniecDoGranic.

Ora si tenta di replicare un “Rosario”, sul modello polacco anche in Italia.

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