Anis Hannachi, il fratello di Ahmed, l’attentatore di Marsiglia, arriva in Liguria il 27 ottobre scorso. Non è solo: con lui, con tutta probabilità, c’è anche Ahmed, che può muoversi liberamente tra la Francia e il nostro Paese grazie ai documenti italiani in tasca.

Il 4 novembre Anis è di nuovo a Ventimiglia, da dove poi raggiungerà prima Rimini e poi Ferrara, dove verrà arrestato. Ma è in quella settimana a cavallo del confine che si articola il mistero dei due fratelli Hanachi. In Liguria hanno avuto una base logistica, qualcuno che li ha aiutati? Già ad agosto era emerso come la Liguria sia una delle regioni a maggior rischio per la presenza di gruppi fondamentalisti. Due cellule in particolare, divise tra Genova e il Ponente della regione: 11 persone, marocchini e tunisini, connazionali questi ultimi degli Hannachi. Il ministero dell’Interno e il pool antiterrorismo della Procura non hanno dubbi: sono elementi pericolosi. Già allora lo si era ipotizzato: potrebbero far da sponda ad altre cellule pronte ad entrare in azione in Francia e in Spagna.

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Una settimana di misteri. Per gli inquirenti francesi Anis riesce a entrare in Francia. Ma com’è possibile che una persona già segnalata negli archivi dell’antiterrorismo francese come fondamentalista, come foreign fighter che ha combattuto per l’Isis in Siria, possa varcare una delle frontiere più blindate d’Europa? «È praticamente impossibile - spiega un inquirente - transitare verso la Costa Azzurra, a causa dell’emergenza migranti i francesi hanno realizzato una blindatura totale che dura ormai da mesi». Allora è possibile ipotizzare solo che Anis si sia affidato alle mani di chi sa com’è possibile arrivare comunque in Francia, evitando tutte le vie precluse agli immigrati che, disperati, affollano i centri di accoglienza o si accampano sulle rive del fiume Roja. Per i francesi Anis è a Tolone, dove qualcuno gli offre un alloggio, il 30 sera. Da lì scambia dei messaggi con il fratello. Dopo l’attentato aspetta un paio di giorni e di nuovo si materializza nella zona di Ventimiglia la sera del 3. Il giorno dopo è ancora in Liguria, riesce a raggiungere Sanremo o Genova e da lì prende un treno per Rimini. Commette un’ingenuità, la sola: compra una scheda telefonica con uno dei suoi tanti alias, nomi fittizi, ma è stato lo stesso individuato.

È possibile, senza appoggi, muoversi liberamente? Evidentemente no. Ricordiamo: Genova è una città che sta vivendo una situazione di particolare allarme, indicata come possibile obiettivo dell’Isis dalle informative degli 007 stranieri. I controlli sono moltiplicati, addirittura i carabinieri hanno ispezionato tutto il sottosuolo attraversato da canali sotterranei. Una città dove solo il 16 settembre scorso un tunisino arrivato in porto è stato immediatamente espulso per i suoi contatti con la Jihad, dove 5 persone che frequentavano la moschea di Sampierdarena sono indagati per terrorismo internazionale. Una città nella quale, sempre all’inizio di settembre, è arrivata la prima pesante condanna, con l’accusa di essere fiancheggiatori dell’Isis, per un algerino e due egiziani, uno dei quali abitava da tempo a Finale Ligure, vicino a Savona.

Una regione, la Liguria, sotto la lente d’ingrandimento dell’antiterrorismo. Eppure Anis, con i suoi appoggi, è riuscito a transitare e a fuggire.

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