«Come San Giovanni XXIII, che ricordiamo oggi, diamo testimonianza alla Chiesa e al mondo della bontà di Dio e della sua misericordia». Questo il tweet di Papa Francesco diffuso sul suo account @Pontifex nel giorno in cui la Chiesa celebra la memoria liturgica di San Giovanni XXIII. La stessa data in cui, nel 1962, Papa Roncalli apriva ufficialmente il Concilio Vaticano II. Già durante l’udienza generale il Pontefice aveva ricordato il suo predecessore.

La figura di Giovanni XXIII è tornata lo scorso mese sotto i riflettori dei media per la polemica riguardante la sua proclamazione come “Patrono dell’Esercito italiano”, a conclusione di un lavoro preparatorio durato circa dieci anni. Sulla questione è intervenuto oggi il capo di Stato maggiore dell’Esercito, Danilo Errico, in una intervista all’Eco di Bergamo in occasione della festa dedicata al Papa di Sotto il Monte che si celebra nella Basilica dell’Ara Coeli a Roma presieduta dall’Ordinario militare, monsignor Santo Marcianò.

Il culto nei confronti di Giovanni XXIII «è profondo, convinto e radicato nel personale – afferma Errico - non solo perché Angelo Giuseppe Roncalli fu uno di noi, servendo l’Italia nei ranghi dell’Esercito, prima come soldato semplice, poi come Sergente di Sanità e, dal 1916, come cappellano, ma anche perché ribadisce il senso e il compito della nostra organizzazione al servizio di uno Stato sinceramente democratico. Un compito che si sostanzia nel difendere il bene prezioso della giustizia, della sicurezza e della pace, in Italia e nel mondo. Ideali da lui stesso promossi nel corso del suo apostolato, riferendosi ai periodi in cui servì la Patria in uniforme».

«Certamente – spiega Danilo Errico - l’Esercito non fu per lui semplicemente l’Istituzione dove promosse il suo illuminato ministero, predicando le virtù cristiane tra i soldati, ma rappresentò una vera e propri “scuola” in cui apprese cruciali lezioni di fede e di umanità, in cui imparò a conoscere in profondità l’animo umano e, in particolare, quello dei giovani».

Quindi, la scelta di proclamare Roncalli “patrono” dell’Esercito, oltre a coronare «un’aspirazione» dopo «un più che decennale percorso di fede», «colma una sorta di “vuoto” devozionale che, almeno fino allo scorso settembre, ha riguardato solo l’Esercito. Mi riferisco al fatto che l’Istituzione che ho l’onore di guidare era l’unica, tra le Forze Armate e di Polizia, a non avere un Santo Patrono, se solo pensiamo, ad esempio, alla venerazione della “Virgo Fideli” da parte dei Carabinieri, di Santa Barbara Martire per la Marina Militare e i Vigili del Fuoco, della Beata Vergine di Loreto per l’Aeronautica Militare o di San Michele Arcangelo per la Polizia di Stato».

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