Papa Francesco ha ricevuto in udienza il primo ministro del Libano, Saad Hariri, che lo ha invitato a visitare il paese mediorientale. Al centro del colloquio, ha comunicato la Santa Sede, la «soddisfazione per il rafforzamento della stabilità del Paese», l’apprezzamento per l’accoglienza che il Libano dà a numerosi profughi siriani e «il valore della collaborazione tra cristiani e musulmani per promuovere la pace e la giustizia».

«Ho invitato papa Francesco a visitare il Libano perché la sua visita beneficerà positivamente l’intera regione, non solo cristiani e musulmani», ha detto Hariri a quanto riporta la televisione libanese Mtv. Il Premier libanese ha detto, ancora, che il Paese dei cedri «è fortunato ad avere la coesistenza tra cristiani e musulmani» e che il Papa ha indicato il Libano come «esempio di coesistenza per la regione» mediorientale.

Hariri era accompagnato dalla moglie Lara Bashir Al Azem e dai tre figli Houssam, Loulwa e Abdulaziz, oltre che da un entourage di un’altra decina di persone. Dopo l’udienza papale il Premier libanese ha incontrato il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, e il «ministro degli Esteri» vaticano, monsignor Paul Richard Gallagher.

«I colloqui, svoltisi in un clima di grande cordialità», ha riferito la Sala stampa della Santa Sede, «hanno permesso di esaminare vari aspetti della situazione in Libano e gli ultimi sviluppi in Medio Oriente. Si è quindi espressa soddisfazione per il rafforzamento della stabilità del Paese, auspicando una sempre più proficua collaborazione tra le varie forze politiche a favore del bene comune dell’intera Nazione». È stato inoltre «ribadito l’apprezzamento» per l’accoglienza che il Libano presta ai «numerosi profughi» siriani e «ci si è soffermati sulla necessità di trovare una soluzione giusta e globale ai conflitti che travagliano la Regione. Si è, inoltre, richiamata l’importanza del dialogo interculturale e di quello interreligioso, nonché il valore della collaborazione tra cristiani e musulmani per promuovere la pace e la giustizia, rilevando il ruolo storico e istituzionale della Chiesa nella vita del Paese e l’importanza della presenza cristiana in Medio Oriente».

Il colloquio a porte chiuse è durato 25 minuti alla presenza, come interprete, del segretario particolare del Papa, l’egiziano Yoannis Lahzi Gaid. Al momento dello scambio dei doni, il Premier ha offerto una collana d’argento con una grande croce e il Papa ha ricambiato con una copia della propria enciclica «Laudato si’» in francese e in arabo e la medaglia che raffigura l’ulivo della pace: «Questo è simbolo di pace, e del fatto che persone di diverse fedi possono andare d’accordo», ha chiosato Francesco. Congedandosi sulla soglia della biblioteca, la moglie del premier ha detto al Papa: «L’Italia è il paese più bello del mondo» e Hariri ha aggiunto: «Sta studiando l’italiano». Il Papa li ha poi accompagnati alla grande finestra oltre la biblioteca, l’ha fatta aprire, e ha fatto loro contemplare una splendida vista su Roma.

Il Papa ha ricevuto il 16 marzo scorso il presidente della Repubblica libanese, Michel Aoun, eletto alla fine, dopo un lungo stallo, anche grazie al sostegno del blocco a cui fa riferimento Hariri. Il quale, figlio di Rafik Hariri, il politico ucciso con un’autobomba a Beirut il 14 febbraio del 2004, è al suo secondo mandato da Premier, dal dicembre 2016, dopo un primo mandato dal 2009 al 2011. Per Costituzione il presidente libanese è cristiano maronita, il presidente del Parlamento (Nabih Berri) è musulmano sciita e il premier, appunto Hariri, è musulmano sunnita. Il premier libanese incontrerà lunedì l’omologo italiano Paolo Gentiloni a Palazzo Chigi.

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