Dopo 30 anni di attività a Milano, ha deciso di tornare a vivere a Biella «per trovare un ambiente naturale, più sano e meno stressante». Enrico Allorto ha scelto il Vandorno e una casa silenziosa per poter vedere, dalle finestre, la Burcina e il cambiamento delle stagioni. «Torno spesso a Milano, ma qui riesco a lavorare con maggior tranquillità, cerco di prendere il meglio dei due mondi».

Enrico Allorto, 57 anni, è un artigiano della musica. Ha iniziato ad appassionarsi alla liuteria mentre frequentava il liceo scientifico di Biella. «Allora suonavo la chitarra e mi piacevano i lavori manuali, così ho cominciato a fare degli esperimenti - racconta -. Ho trovato una chitarra e l’ho rimessa in funzione con tecniche molto approssimative. L’ho mostrata al maestro José Angel Chacón che l’ha guardata inorridito. Io però non ho desistito e un’estate, invece di andare in vacanza, ho frequentato per un mese la bottega di Alfredo Gianotti a Cusano Milanino, in Brianza, per iniziare ad apprendere il mestiere. Passando direttamente dalla penna alla sgorbia sono riuscito con grande stupore a realizzare il mio primo violino».

Il risultato e la passione hanno travolto Allorto che, terminato il liceo, si è quindi iscritto alla neonata Civica Scuola di Liuteria di Milano, frequentando anche i corsi di Scienze Naturali all’Università. «Mi sono diplomato nel 1983 - prosegue -. Ho avuto come insegnanti Marco Tiella per l’Organologia, Renato Scrollavezza e Luca Primon per la liuteria classica, Tiziano Rizzi per gli strumenti a pizzico e Gabriele Negri per il restauro. Poi in cerca di nuovi stimoli mi sono trasferito a Milano, dove mi sono occupato prima di costruzione e restauro di strumenti antichi (liuti, chitarre barocche e mandolini) e poi di strumenti moderni, chitarre e violini».

Grazie alla sua manualità fanno parte della produzione anche piccole sculture, testine femminili e maschili, che vengono sistemate sulla viola da gamba al posto del «ricciolo». L’artigiano ha partecipato a esposizioni a Milano, Parigi, Chicago e Shanghai, portando i suoi strumenti in tutto il mondo. «In Italia - prosegue - si lavora molto sulle riparazioni e sul restauro. Noi abbiamo una lunga tradizione e i professionisti amano prima di tutto gli strumenti antichi. In Giappone e in Cina, dove la formazione di nuove orchestre è in crescendo, si vendono invece più strumenti nuovi e chi vuole avere un pezzo di qualità si rivolge agli artigiani italiani perchè la nostra mano d’opera è riconosciuta come un simbolo del lusso».

I commenti dei lettori