Nessuna retromarcia su Bankitalia. Matteo Renzi tiene la posizione. Chiede «una fase nuova», ribadisce che «sulle banche è successo di tutto», sostiene che «c’è stata una vigilanza inefficace». E con i suoi ribadisce qual è il punto: se pensano - questa la tesi - di fare campagna elettorale su Banca Etruria si sbagliano di grosso, io non faccio il difensore delle banche né dell’operato di Bankitalia.

Il viaggio del segretario dem in giro per l’Italia è per prendere appunti, non per tenere comizi. Ma il clima è quello della vigilia delle elezioni. Ad ogni tappa (oggi nelle Marche, domani in Abruzzo) viene accompagnato da parlamentari dem, e a tutti ripete che occorre capire che il voto delle Politiche è ormai alle porte e si giocherà anche sul tema degli istituti bancari: io - sostiene l’ex presidente del Consiglio con i fedelissimi - sono in sintonia con il Paese, criticare la Vigilanza di Bankitalia non è lesa maestà.

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«Queste polemiche - rimarca un esponente renziano - possono creare delle fibrillazioni al sistema ma non certo nei cittadini. Non è una questione di responsabilità o meno, ma di dire le cose alla luce del sole». Non è un caso che ieri, confidandosi con i suoi, Renzi abbia sottolineato il peso degli attacchi ricevuti su Banca Etruria. Ebbene, il segretario dem ritiene che il suo governo non abbia alcuna colpa, ha dovuto semplicemente rimediare ai guai rimediati da altri, compreso Bankitalia. «Noi puntiamo dritto», è la linea. E poco importa se Veltroni abbia considerato «ingiustificabile» la mozione dem. C’è irritazione da parte dei renziani: gli abbiamo fatto aprire il decennale del Pd, ci fa la predica sui valori della comunità e poi - questo il ragionamento - si comporta in questo modo. Il capogruppo dem alla Camera Rosato smorza i toni ma i fedelissimi del segretario dem considerano l’affondo di Veltroni come un attacco immotivato alla leadership.

Il tema di Bankitalia rischia di essere una ferita aperta all’interno dei democratici. Il coordinamento di Orlando ha chiesto una assemblea di gruppo, fonti parlamentari dell’area non escludono la presentazione di un documento per una correzione di rotta e per rimarcare come non ci siano ingerenze nella vicenda. «Non spetta a noi la nomina del futuro governatore», dice Renzi ma non si può chiedere al Pd di farsi carico di una eventuale riconferma di Visco.

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Per quanto riguarda Bankitalia - sottolineano fonti parlamentari renziane - a volte si arriva ad un avvicendamento in condizioni normali, ma questa è una considerazione straordinaria. Il partito del Nazareno è in fibrillazione. «Non devo occuparmi delle troppe cose che ogni giorno capitano e sono deplorevoli», è la critica anche di Napolitano. Imbarazzo anche da parte dell’area di Franceschini, di altri ministri come Calenda e di diversi “big” dem come Zanda che nel pomeriggio ha incontrato, a margine delle comunicazioni alla vigilia del Consiglio europeo, il premier Gentiloni. Ma Renzi difende a spada tratta il diritto, nel momento in cui il tema è al centro del dibattito parlamentare, di poter dare un giudizio sulle crisi bancarie. La premessa è che «non c’è alcuno scontro tra Pd e governo» ma «se qualcuno vuole raccontare che in questi anni nel settore delle banche non è successo nulla noi non siamo d’accordo». «Al Governo abbiamo subito insulti e accuse per aver salvato le banche», ricorda l’ex premier, «chi ha sbagliato paghi, se ci sono delle cose da cambiare si cambino». Ed ancora: «Il problema non è il nome del Governatore. Dire che il Pd è contro Visco è sbagliato. Noi vogliamo dire, e continueremo a dire, che in Italia in questo periodo nel settore bancario è successo qualcosa di enorme. Trovo surreale parlare di una mozione parlamentare come di una mossa eversiva».

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