Giuliano Pisapia “disamorato” dall’esperienza nell’agone politico nazionale. “Sul punto di mollare”. A dirlo non è un rivale dell’ex sindaco di Milano ma uno degli uomini a lui più vicini, Bruno Tabacci, ospite di “Un Giorno da Pecora”. “Immaginava che si potesse ripetere l’esperienza di Milano, ma qui è un guazzabuglio, mettere insieme quelli che non vogliono stare insieme è difficile”, spiega Tabacci, che svela la strategia: “Aspettiamo le regionali in Sicilia, perché quel risultato darà un segnale: se si vuole andare avanti su questa strada si va in un baratro, bisogna cambiare radicalmente l’impostazione”.

Dopo un’estate di tensioni con Mdp, in particolare con Massimo D’Alema, e il recentissimo addio ai compagni della sinistra, la leadership di Pisapia resta in affanno. Il rapporto col Pd renziano non decolla, e l’ultimo caso sul governatore di Bankitalia Ignazio Visco, se possibile, ha acuito le distanze tra Campo progressista e i dem. Pisapia teme una disfatta storica del centrosinistra alle prossime politiche, ma ha quasi perso la speranza di poter cambiare qualcosa in questo campo: da un lato la leadership muscolare di Renzi, dall’altro le scelte “autolesionistiche di D’Alema e Bersani, che mirano solo a far perdere il Pd”.

E così, dopo mesi di tentativi e tentennamenti, l’ex sindaco sarebbe pronto a tornare alla sua professione di avvocato e ai suoi viaggi in India. Lunedì prossimo a Milano ci sarà una riunione coi fedelissimi, poi si attenderà l’esito della legge elettorale in Senato e delle regionali in Sicilia il 5 novembre. Se dopo questo passaggio la situazione nel centrosinistra restasse immutata, l’ex sindaco sarebbe pronto a smobilitare. “Una coalizione col Pd si può fare, ma solo se si può discutere di leadership e di programmi”, spiega Massimiliano Smeriglio, uno di quelli che non vuole mollare, ma che è consapevole del “compito difficilissimo che ci siamo dati, quello di unire in un momento in cui tutto porta alla divisione”. L’uscita di Tabacci non è piaciuta ai compagni di viaggio. “Non c’è nessuna precipitazione, sono opinioni personali”, spiega Alessandro Capelli, fedelissimo di Pisapia. “Vogliamo cambiare questo Paese, non possiamo fermarci adesso”. Ma il morale della truppa è decisamente fiacco. In particolare quello del leader, che viene descritto “molto deluso da Bersani”.

L’ex sindaco, raccontano i suoi, si tiene come ultima carta la possibilità di una lista con Emma Bonino, in alleanza con un Pd “disponibile a correggere la rotta e la linea”, spiega l’ex ministro Mario Catania. Ci sono ancora tre settimane di tempo, fino alle elezioni siciliane. Se Renzi andrà avanti come un panzer e “non darà concfreti segnali di apertura”, Campo progressista potrebbe chiudere i battenti. Quattro mesi dopo la piazza romana del primo luglio, che sembrava aver incoronato un nuovo protagonista della scena politica. “Un nuovo Prodi”, si erano sbilanciati in molti.

I commenti dei lettori