Speranza apre la porta al Pd, Matteo Renzi la sbatte con fragore. È il «punto di non ritorno» per le residue possibilità di vedere i bersaniani votare con il Pd al Senato su Legge di Bilancio e legge elettorale. Tutto si consuma in poche ore. In una intervista, Roberto Speranza si dice «pronto a incontrare Renzi per parlare nel merito» dei provvedimenti che attendono il Parlamento da qui alle prossime ore. «È l’ultima occasione per capire se il filo si è definitivamente spezzato o si può riannodare», sottolinea. Qualche ora dopo l’uscita dell’intervista, Pier Luigi Bersani sembra indovinare quale sarà il tenore della replica delle truppe renziane: «C’è da augurarsi che le risposte siano serie e non arroganti e propagandistiche. Sarebbe un punto di non ritorno». E a varcare quel punto ci pensa Ettore Rosato, capogruppo Pd alla Camera che, in un comunicato, definisce l’iniziativa di Speranza una «provocazione» e sottolinea che, se si vuol dialogare sul resto, la prima cosa che Mdp deve fare è di votare il Rosatellum, la legge elettorale in discussione al Senato per la quale Mdp chiede delle modifiche.

«Non si torna indietro», ribadisce il segretario Pd Matteo Renzi che, ospite di Lucia Annunziata, sottolinea con una battuta l’introduzione del tema da parte della giornalista: «Speranza? Per chiudere in bellezza... Se quella di Roberto Speranza è una apertura seria, discutiamo. Ma sulle cose serie. Le preferenze stavano nell’Italicum e non più nel Rosatellum. Rimettere in discussione la legge elettorale oggi è molto difficile, sembra il tentativo di ricominciare daccapo. Ricominciare da capo significherebbe rinunciare alla legge elettorale».

Legge di Bilancio e legge elettorale, ma non solo. A questi si lega, infatti, anche il tema delle future alleanze. Per questo il ministro della Giustizia e leader della minoranza dem, Andrea Orlando, esorta il Pd - e con esso il suo segretario - a dare seguito a quanto deciso nell’ultima direzione del Partito Democratico, con il via libera alla relazione di Renzi in cui si sottolineava che l’avversario da battere non è chi è uscito dal partito - Bersani e gli altri - aprendo così al «dialogo» con la sinistra del Pd. «Da Roberto Speranza è arrivata una importate e inedita apertura. Sono apprezzabili, infatti, sia i toni, sia il terreno che viene proposto per il confronto», sono le parole utilizzate dal ministro. «Credo che il Pd, in ottemperanza a quanto deciso nell’ultima direzione nazionale, debba dare immediata disponibilità al confronto, fissando sin dalle prossime ore un incontro dei vertici dei nostri gruppi con quelli di Mdp». Immediate le reazioni degli esponenti di Mdp.

«Sconfartanti», «surreali», «deludenti» sono via via gli aggettivi utilizzati per descrivere le risposte arrivate dal Pd alla proposta di Roberto Speranza. «Se in quel partito c’è ancora la volontà di evitare il suicidio definitivo e una vittoria a valanga della destra, il primo indispensabile passo è rinunciare a blindare il Rosatellum con altri voti di fiducia al Senato e modificare almeno gli aspetti più assurdi e autolesionistici della legge, partendo dall’introduzione del voto disgiunto», sottolinea il deputato Alfredo D’Attorre. Il vice presidente Mdp, promotore di Campo Progressista con Giuliano Pisapia, Francesco Ferrara non si arrende «all’idea che non sia possibile ricucire il filo del dialogo» e chiede al «Pd un gesto perché non sia messa la fiducia al Senato. Sarebbe un gesto importante».

Il sospetto dei bersaniani è che Renzi stia lavorando a una coalizione, da mettere in campo dopo le elezioni, per governare con Silvio Berlusconi. Da qui il tentativo di Speranza di “snidare” Renzi tentando il tutto per tutto sulla legge elettorale, introducendo meccanismi che garantiscano di più la rappresentatività e il voto disgiunto. L’obiettivo del Pd, al contrario, è quello di fare approvare la legge elettorale nel testo licenziato dalla Camera, quindi senza modifiche. «Dopo l’ok della Camera, la strada è in discesa al Senato», sottolineano i dem a Montecitorio. La legge, infatti, è blindata da una maggioranza trasversale che vede Lega e Forza Italia votare assieme ai partiti che sostengono il governo. Fatto che alimenta i sospetti di una sorta di Patto del Nazareno 2.0 tra Renzi e Berlusconi. Uno scenario di cui oggi Renzi ha parlato in un’intervista al quotidiano spagnolo El Pais.

Il segretario, rifiutando l’idea di una grande coalizione con il Cavaliere, aggiunge: «Si può evitare se il Pd raggiungerà il 40 per cento dei voti. Con questo risultato il Pd governerà da solo». Cosa accadrà nel caso in cui il Pd non dovesse centrare l’obiettivo, Renzi non lo dice. Dice invece che il Berlusconi, oggi, non rientra nel novero dei populisti pericolosi per l’Italia e per l’Europa: «Negli anni Novanta, Berlusconi era il maggiore esponente del populismo ed inventò un modello che ispira oggi altri milionari che si dedicano alla politica. Tuttavia, oggi, il populismo è rappresentato prevalentemente da Salvini e Grillo, che non da Berlusconi».

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