Entusiasmo, slancio apostolico, rinnovata gioia: con questo spirito le chiese locali e i missionari sparsi nel mondo hanno accolto la decisione di Papa Francesco di indire un mese missionario straordinario per l’ottobre 2019. Nell’Angelus di oggi il Pontefice ha consegnato una speciale lettera che, ricordando il centesimo anniversario dell’enciclica «Maximum illud» (1919), la prima tra le encicliche missionari del XX secolo, annuncia la speciale iniziativa «al fine di risvegliare maggiormente la consapevolezza della missio ad gentes e di riprendere con nuovo slancio la trasformazione missionaria della vita e della pastorale».

Il fine è sensibilizzare le coscienze perché «i fedeli abbiano veramente a cuore l’annuncio del Vangelo». E questo «avere a cuore» lo si avverte con chiarezza nelle reazioni di vescovi, preti, religiosi e laici che vivono in cosiddetti «paesi di missione»: qui si affrontano quotidianamente sfide legate all’ingiustizia, ai conflitti, alle ideologie estremiste e alla violenza, alla povertà e all’emarginazione che spesso affliggono popolazioni di Asia, Africa, America, generando sofferenza anche nelle comunità cristiane.

«Apprezziamo molto l’iniziativa del Santo Padre per un mese di missionario straordinario. Papa Francesco ci offre ogni giorno l’esempio con la sua vita: è un autentico missionario del Vangelo. La ragion d’essere della Chiesa è la missione. Abbiamo bisogno di un rinnovato entusiasmo e sono sicuro che questo annuncio rilancerà lo spirito missionario nella Chiesa», commenta a Vatican Insider il vescovo Theodore Mascarenhas, segretario generale della Conferenza episcopale dell’India.

Nel contesto indiano spesso i cristiani soffrono per la diffusione di un estremismo di matrice indù che ha promosso campagne di odio e di violenza, come quella del 2008 in Orissa del 2008, una ferita ancora aperta. Purushottam Nayak, un prete di quello stato, rileva: «Essere missionari significa proclamare una buona notizia di pace, giustizia, fraternità e dignità umana. In Orissa siamo frenati da una legge che limita la libertà religiosa. E i cristiani, vittime dell’ondata di violenza nel distretto di Kandhamal, hanno ancora bisogno di giustizia, di dignità umana e di rispetto. La speranza è che un rinnovato annuncio del Vangelo si traduca in un maggiore sostegno alla giustizia per questa gente».

La notizia del mese missionario raggiunge anche la città filippina di Marawi, sull’isola di Mindanao, da poco liberata dopo un lunga occupazione e un acerrimo conflitto con milizie armate di jihadisti legati allo Stato Islamico. Il vescovo Edwin de la Pena vede la sua città in macerie ma non dispera: «Posso dire che per noi l’annuncio de Vangelo e il mese missionario toccherà la sfida dell’estremismo violento e del terrorismo», spiega a Vatican Insider. «Rilanceremo l’importanza del dialogo interreligioso come antidoto a ogni violenza. Sono ottimista sulla prospettiva della pace e della riconciliazione, dopo le difficoltà che hanno condiviso e vissuto insieme le comunità musulmane e cristiane locali. Dio ci ha insegnato la via della misericordia e della compassione e in questo tempo coltiveremo questo aspetto, preparandoci al mese straordinario», conclude il vescovo.

«Questo mese è una importante decisione e una grande occasione per noi in Pakistan», fa eco Mario Rodriguez, sacerdote che guida la pastorale giovanile nell’arcidiocesi di Karachi. «Innanzitutto, per rendere i battezzati consapevoli del loro compito di essere missionari, e poi anche dell’urgenza di praticare l’evangelizzazione. Ho appena dato ai nostri cresimati (313 ragazzi) il compito di formulare suggerimenti concreti sull’evangelizzazione in Pakistan. La nostra società, a maggioranza islamica, ha bisogno di un lieto annuncio, ha bisogno di giustizia, di pace e di misericordia».

Dall’altra parte del mondo, i coniugi Salvatore e Angela Macca sono laici francescani missionari in Cile. «Penso sia molto significativo – afferma Salvatore Macca - poter dedicare un mese alla missione. Missione non è solo recarsi in terre straniere per un determinato tempo o per tutta la vita, o servire per anni nella propria realtà parrocchiale. Missione, per laici, preti e religiosi, è una predisposizione interiore, una conversione che ci porti a camminare con la grazia dello Spirito Santo e a seguire le orme di Cristo e del suo Vangelo».

Riferendosi alla sua realtà locale, dalla sua missione nel deserto di Atacama, Macca dice: «Ogni battezzato, come inviato e missionario, è chiamato a interrompere i circoli del male, come le guerre, la schiavitù, l’oppressione, per seminare e far germogliare vita nuova nei contesti in cui vive e nelle persone che incontra. Con questo spirito siamo vicini a tante realtà di miseria umana e spirituale per dare speranza, luce,e la gioia di un Dio vivo risorto».

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