Di sicuro è il membro della famiglia Trump più popolare. Ora si tratta di capire se, e come, Melania deciderà di investire questo capitale in politica.

Un sondaggio condotto dalla Cnn a fine settembre ha rivelato che il 44% degli americani ha un’opinione favorevole della First Lady, il 35% contrario. A febbraio il suo gradimento era al 24%, e quindi la tendenza è in crescita. A confronto, il marito Donald ha il 41% di opinioni favorevoli e il 57% contrarie; Ivanka è in perfetta parità, con il 41% di estimatori e detrattori; Jared Kushner è in caduta libera, con appena il 20% di giudizi positivi. La popolarità di Melania è forte soprattutto tra gli uomini, con un margine positivo di 21 punti, che fra le donne si riduce a 2.

Questa tendenza non è inusuale, perché in genere le first lady sono più popolari dei presidenti. Michelle batteva Barack Obama; Barbara e Laura Bush superavano i due George; persino Hillary era riuscita a scavalcare Bill, dopo lo scandalo Lewinsky. La ragione è semplice: i mariti guidano la Casa Bianca, e quindi devono prendere decisioni che non possono piacere a tutti, mentre le mogli hanno la libertà di tenersi fuori dalla rissa politica. Nel caso di Melania però la sfida era più complessa, per almeno due ragioni: la sua storia, e la forte polarizzazione di Trump.

Seconda First Lady nata all’estero, è cittadina americana dal 2006, e durante la campagna erano emersi dubbi sulla legalità del suo ingresso negli Usa. Il manager che l’aveva fatta entrare come modella, l’italiano Paolo Zampolli, era intervenuto per sostenere che era tutto in regola. Alla Convention di Cleveland era stata vittima di una gaffe, perché la sua speechwriter aveva copiato una parte del discorso da quello di Michelle Obama. Poi nella sua Slovenia avevano insinuato che il vero mestiere di Melania fosse stato l’escort, e lei aveva risposto facendo causa ai giornali che lo avevano scritto, vincendola.

Il suo approccio al ruolo di First Lady è stato prudente, anche perché si è trasferita alla Casa Bianca solo a giugno, per consentire al figlio Barron di completare l’anno scolastico a New York. Ha seguito il marito nel primo viaggio, sorprendendo tutti quando dopo l’incontro con Papa Francesco ha rivelato la sua fede cattolica, prima moglie di un presidente Usa a farlo dai tempi di Jackie Kennedy. Il passato l’ha messa un po’ in imbarazzo, quando Ivana ha detto che lei è la vera First Lady, mentre promuoveva il suo libro «Raising Trump». La portavoce di Melania ha replicato che le dichiarazioni di Ivana «non hanno sostanza e servono solo a farsi pubblicità». Qualche critica è venuta anche quando è partita per la visita alle regioni del Texas colpite dall’uragano Harvey indossando i tacchi a spillo, a dimostrazione che il suo look è un’arma a doppio taglio. L’hanno accusata persino di avere una controfigura per le cerimonie ufficiali, a cui non parteciperebbe volentieri per tensioni col marito.

Il basso profilo di Melania però ha pagato, forse proprio perché bilancia l’esuberanza di Donald. Ha pure fatto suo l’orto coltivato da Michelle nel giardino della Casa Bianca, invitando bambini per continuare la campagna in favore dell’alimentazione salutista. Poi ha ridotto di un terzo il personale del suo ufficio, 4 dipendenti contro 16, che costano ai contribuenti 486.000 dollari all’anno contro gli 1,24 milioni di Michelle. Ora bisogna capire se prenderà il coraggio per usare la sua popolarità in politica. Aveva detto di volersi impegnare contro il bullismo, ma i critici le hanno fatto notare che dovrebbe cominciare dal marito. Parlando all’Onu ha allargato l’agenda alla cura dei bambini, vittime di povertà, fame, droga, malattie, traffico di esseri umani, analfabetismo. Si vedrà se alzando il profilo resterà popolare, guadagnandosi un ruolo chiave nella campagna presidenziale del 2020.

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