Tutto era partito dopo che anche alcuni sindaci dell’Aronese avevano insistito con le forze dell’ordine perché venissero presi provvedimenti per arginare il fenomeno della prostituzione. Via quindi a servizi di osservazione, controlli, pedinamenti. Ebbero degli esiti che nessuno poteva immaginare: i carabinieri, infatti, arrivarono a scoprire che alcuni colleghi, ma anche poliziotti e finanzieri, incontravano ragazze nei bar e poi le portavano in motel, spesso pagando un conto unico.

Si è tornati a parlare dell’operazione Poker d’Assi venerdì in tribunale a Novara. A distanza di oltre dieci anni dal blitz del 2006 è infatti partito un processo «costola» a quello che ha visto come imputati gli esponenti delle forze dell’ordine (concluso con 11 patteggiamenti, 4 assoluzioni e 19 condanne per un totale di 91 anni di carcere).

La «giustizia lumaca» ha portato ora in aula titolare, direttori e collaboratori - naturalmente dell’epoca – dell’ex «Blue Motel» di Castelletto Ticino: si tratta di M. M., P. C. M.R., G. F., ora accusati di favoreggiamento e sfruttamento. Altri sono già usciti di scena con riti alternativi. Come il receptionist che ha parlato come testimone: «Alle camere accedevano prostitute e clienti. Era un fenomeno consolidato. Le ragazze tornavano anche più volte al giorno con uomini diversi, difficile sbagliarsi sulla loro occupazione. E spesso venivano registrate una sola volta, anche con documenti fittizi. Noi dipendenti provammo a sollevare il problema in alcune riunioni, ma ci venne detto che non era un nostro problema».

I difensori degli imputati hanno duramente contestato i verbali delle deposizioni raccolte dai carabinieri all’epoca delle indagini: «Sembrano tutti dei copia-incolla». E un ex dipendente ha in effetti confermato: «Io ho firmato. Il contenuto del verbale era già compilato. È stato aggiunto solo qualcosa dopo le mie risposte». Prossima udienza il 26 gennaio.

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