Da qualche giorno c’è un motivo in più per visitare Vienna. Ha infatti riaperto, dopo 13 anni, il Weltmuseum Wien, museo antropologico dedicato alle culture del mondo, con imperdibili collezioni dei secoli passati, tra cui la collezione Ambras appartenuta all’Arciduca Ferdinando II nel 16° secolo. E’ ospitato nell’altrettanto emozionante complesso imperiale dell’Hofburg, che con i suoi marmi e le grandi sale sormontate da scenografiche scalinate, vale da solo la visita.

I numeri possono dare un’idea dell’importanza dell’evento: i lavori di rinnovamento degli spazi e delle strutture espositive sono costati quasi 22 milioni di euro e gli oggetti esposti sono 3.127, scelti tra i 250.000 in possesso del museo, a cui appartiene anche una biblioteca di 140.000 fotografie storiche e 146.000 pubblicazioni.

Oltre ai 2500 metri quadri dell’esposizione dedicata alla mostra permanente, il palazzo ospiterà al piano terreno una carrellata di mostre temporanee, al fianco dell’elegante caffè dove fermarsi a respirare la luminosa spaziosità della sala centrale del palazzo.

Ma non si tratta solo di una raccolta di oggetti assemblata, come avviene in tanti musei, per area geografica o per secolo: l’esposizione è pensata per raccontare delle storie, diverse per ogni sala. Storie che esplorano la diversità culturale dell’umanità o i legami dell’Austria con il mondo e le sue collezioni storiche intorno al globo.

Tra i “gioielli” da non perdere c’è l’antico copricapo atzeco, dalle piume verde brillante, portato qui dal Messico prima del 1596, anno in cui, dopo la morte di Ferdinando II, fu compilato un primo inventario degli innumerevoli oggetti portati a corte dalle spedizioni esplorative.

La storia di questo museo, che è oggi il più grande museo antropologico austriaco, comincia nel 1876.

Il dipartimento etnografico fu fondato in quell’anno come parte del nuovo museo di storia naturale e rimase in piedi fino alla fine della monarchia danubiana, ovvero fino al 1918. C’erano già allora alcuni oggetti etnografici risalenti a prima del Rinascimento, come la famosa collezione Ambras di Ferdinando II, conservata nel castello di Ambras a Innsbruck, che comprendeva oggetti di piume provenienti dal Messico, come il copricapo azteco di cui sopra, ma anche oggetti d’avorio dalle coste orientali dell’Africa che furono prodotti in quel tempo per le corti europee.

L’arciduca Ferdinando II d’Asburgo (1529-1595), fondatore della collezione Ambras

I nobili dell’epoca, infatti, collezionavano queste cose per impressionarsi a vicenda e li tenevano nei loro “gabinetti delle curiosità”. E, provenienti da queste raccolte, dunque, nel 1876 c’erano già almeno 3.000 oggetti. Poi nella seconda metà del 19° secolo ci fu una tremenda competizione tra i musei di scienze naturali, impegnati tra l’altro nel mostrare la teoria darwiniana, ovvero come dalla scimmia si fosse arrivati all’evoluzione culturale di allora.

In questo contesto, gli oggetti diventarono sempre di più, fino ad arrivare a 95.000 alla fine della monarchia. Ciò fu possibile soprattutto grazie al mecenatismo di ricchi industriali austriaci provenienti da famiglie nobili.

Alla fine della monarchia, c’erano anche tutti gli oggetti radunati nella collezione Este dall’arciduca Francesco Ferdinado d’Asburgo-Este, che, essendosi trovato a regnare dopo la morte per suicidio del cugino Rodolfo, morto senza lasciare eredi, voleva mostrare di essere un sovrano illuminato, con una visione aperta del mondo e un occhio al futuro. Perciò decise di avere il più grande museo privato d’Europa e mise insieme una sua collezione che includeva molti oggetti di storia naturale, talmente tanti che spesso ci scherzava su, dicendo di soffrire di “museomania”.

Francesco Ferdinando d’Asburgo Este (1863 - 1914), cui è attribuita la frase: «Soffro di museomania!»

Tra questi reperti c’erano minerali, animali e altro materiale di valore scientifico, ma anche 14.000 oggetti etnografici. Essi erano esposti proprio nel palazzo dove oggi riapre il nuovo Weltmuseum che, per scelta dei curatori, ha conservato persino le vetrine e gli espositori in cristallo e legni pregiati voluti da Francesco Ferdinando, pur avendoli ora dotati di tecnologie moderne per il mantenimento di temperature e umidità adatti alla conservazione.

Un’altra collezione notevole che fa parte del museo apparteneva all’imperatore Francesco I, che nel 1806 comprò oltre duemila reperti in un’asta a Londra: gli oggetti originari dell’Oceania e del Nord America, erano stati messi insieme dal Capitano James Cook durante i suoi viaggi di esplorazione nel 1700.

Il capitano James Cook ritratto da Nathaniel Dance-Holland. La collezione degli oggetti da lui radunati nelle spedizioni fu acquistata in blocco ad un’asta londinese

Poco dopo, nel 1817, per celebrare il prossimo matrimonio di sua figlia Leopoldina con il principe ereditario del Portogallo e del Brasile, Francesco I finanziò una spedizione scientifica in Brasile che durò fino al 1836. Gli oggetti raccolti durante questa spedizione, si aggiunsero a quelli del Capitano Cook e le due raccolte furono esposte a partire dal 1821 nel Palazzo Belvedere di Vienna, dove furono collocate accanto alla collezione Ambras, creando così il primo nucleo di quello che nel 1876 diventò il primo dipartimento etnografico, ovvero l’inizio della nostra storia.

E se avete dei bambini troppo piccoli per apprezzare le storie dei popoli o le avventure e le navigazioni, sappiate che il museo ha uno spazio anche per loro, dove – con l’aiuto di un animatore – potranno esplorare giocando con le riproduzioni degli oggetti esposti, danzare al suono di una musica esotica scoprendo le tradizioni di altri popoli o creare piccole opere di artigianato con le loro mani.

INFO UTILI

Orari

10-18 tutti i giorni escluso il mercoledì

giovedì apertura prolungata fino alle 21

Biglietti

intero 12, ridotti 9 euro; i bambini e gli adolescenti entrano gratis

www.weltmuseumwien.at/en/

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