Forza Italia e il centrodestra fanno quadrato intorno all’ex premier. Da Carfagna a Gelmini passando per Sisto, Bergamini e Polverini si stigmatizza la «giustizia a orologeria» e la «strategia» messa in atto per sconfiggere Berlusconi, considerato il vantaggio nei sondaggi in Sicilia. Il leader della Lega Matteo Salvini bolla l’inchiesta come «ridicola».

Sulle elezioni regionali siciliane di domenica cade, anzi precipita, la nuova inchiesta su Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri accusati di essere i mandanti occulti delle stragi mafiose del 1993. Giusto il giorno prima dell’arrivo del leader di Forza Italia a Palermo, si è appreso ieri che la procura di Firenze ha ottenuto dal gip la riapertura del fascicolo, archiviato nel 2011, e ha delegato nuovi accertamenti alla Direzione investigativa antimafia. Il procuratore capo del capoluogo toscano, Giuseppe Creazzo, preferisce non rilasciare dichiarazioni ufficiali. Ma dal Palazzo di giustizia trapela che si è trattato di un «atto dovuto», considerate le 5 mila pagine di intercettazioni ricevute dalla Procura di Palermo.

Al centro delle indagini, le conversazioni registrate tra il 19 gennaio 2016 e il 29 marzo del 2017, in cui Giuseppe Graviano, il boss di Brancaccio condannato anche per le stragi del ’93, si confida - nel carcere di Ascoli, durante l’ora d’aria - con il camorrista Umberto Adinolfi. Per i pm palermitani Di Matteo, Del Bene, Tartaglia e Teresi, Graviano, in quelle parole avrebbe chiamato in causa il leader di Forza Italia come regista occulto degli attentati.

E se il legale di Berlusconi, l’avvocato Nicolò Ghedini, bolla le intercettazioni come «illazioni e notizie infamanti prima del voto, non avendo mai avuto alcun contatto il presidente Berlusconi né diretto né indiretto con il signor Graviano», c’è anche chi si spinge ad ipotizzare una nuova archiviazione da parte dei magistrati fiorentini.

L’ex presidente del Senato Renato Schifani, infatti, ricorda come «l’avvocato di Marcello dell’Utri abbia chiarito quanto l’indagine sia inconsistente essendo i due interlocutori intercettati consapevoli di essere ascoltati e quindi non certamente spontanei e sinceri. L’archiviazione sarà un atto dovuto, come le precedenti». Ghedini, tra l’altro, si appella al ministro della Giustizia Andrea Orlando affinché «mediante i mezzi ispettivi di cui dispone, faccia luce sul grave episodio a ridosso di una consultazione elettorale, tanto più che il nome del presidente Berlusconi nel registro degli indagati sarebbe stato addirittura segretato dalla Procura di Firenze».

Contro strumentalizzazioni pre elettorali interviene anche Giovanna Maggiani Chelli, presidente dell’associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili: «Noi abbiamo bisogno di verità, di un processo per strage ai probabili concorrenti della mafia ’Cosa nostra’ non di manfrine da operetta fra segretari di partito e compagni di ’merende politiche’ varie».

Critiche a pioggia, invece, da parte dei grillini. Alessandro Di Battista si scaglia contro chi «come il Pd, ha criticato il tweet infelice contro il dem Rosato di un nostro prossimo assessore siciliano per cui si è già scusato pubblicamente e per cui si è scusato lo stesso Cancelleri, mentre tace su Berlusconi e Dell’Utri».

E per quanto concerne la galassia del Movimento 5 stelle, da Forza Italia fanno notare che Nino Di Matteo, il magistrato del pool che ha inviato il dossier delle 5 mila pagine di intercettazioni a Firenze è stato più volte accreditato - nonostante egli abbia smentito - come futuro ministro di un potenziale governo grillino.

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