Da una parte il killer, la sua origine e le sue frequentazioni, dall’altra la pista uzbeka. È su questa doppia direttrice che si stanno articolando le indagini delle forze di sicurezza in merito alla strage di Halloween compiuta da Sayfullo Saipov, il 29 enne di origini uzbeke residente regolarmente negli Stati Uniti grazie alla carta verde assegnatagli dalla sorte. La sua vita americana inizia nel 2010, a Tampa, in Florida, e prosegue in New Jersey, dopo un passaggio in Ohio dove, quattro anni fa, è convolato a nozze con una concittadina allora 19enne da cui ha avuto due figli.

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Gli inquirenti stanno cercando di capire quando sia iniziato il suo percorso di radicalizzazione, reso possibile, dall’efficace opera di proselitismo pascolante sul web. Online ma anche off-line, perché a Paterson, New Jersey, a circa un’ora di auto da dove Saipov ha compiuto la mattanza di Halloween, si trova una moschea controversa. Quella di Masjid Omar finita nei radar della polizia già dal 2006 nell’ambito del programma di sorveglianza della comunità musulmana da parte della autorità di New York, interrotto nel 2014. È dal centro di culto situato a Getty Avenue che gli inquirenti stanno ripartendo per capire se vi siano stati contatti tra il killer della ciclabile ed esponenti del mondo radicale islamico. O se Saipov sia stato cooptato da qualche imam incline al terrore.

Al momento del suo ingresso negli Usa il giovane uzbeko sembrava tutt’altro che attratto da certi ambienti. «Era un conducente di auto per Uber, una persona amichevole, per me un fratello piccolo», racconta Kobiljon Matkarov, un amico del killer accomunato dalle stesse origini, che lo conobbe cinque anni fa in Florida. Da allora qualche traccia che accosti lo stragista all’estremismo islamico però emerge. Saipov viene interrogato da agenti dell’Homeland Security nel 2015 per sospetti legami con jihadisti, anche se non emergono elementi a carico. Il nome e l’indirizzo del ragazzo vengono però indicati come «punto di contatto» per due elementi inseriti nell’elenco dell’antiterrorismo, perché arrivati da Paesi a rischio. Uno dei due da allora è sparito ed è ricercato come «sospetto terrorista», forse il suo profilo potrebbe riemergere nel corso dell’indagini.

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Certo non aiuta gli inquirenti l’abilità con la quale il killer ha celato il percorso di jihadizzazione, come conferma la suocera che si dice «scioccata e colta del tutto di sorpresa». Ad aiutare le indagini invece potrebbe essere proprio l’origine dello stragista. La colonna uzbeka rappresenta uno dei serbatoi più capienti della jihad centro-asiatica, risorsa preziosa del qaedismo filo-taleban in Afghanistan e poi del Califfato. Sono almeno 1500 i foreign fighter uzbeki che hanno combattuto per Abu Bakr al-Baghdadi. I battaglioni uzbeki hanno conquistato macabra notorietà per essere stati gli ultimi a difendere le «capitali» Mosul e Raqqa, sino al sacrificio estremo. Il primo embrione jihadista in Uzbekistan, che ha una popolazione in gran parte musulmana, nasce all’inizio degli Anni 90, dopo lo sgretolamento dell’Urss, con il movimento islamico uzbeko (Imu) che proclama guerra per instaurare uno Stato islamico in una valle che abbraccia anche il Tagikistan e il Kirghizistan. L’organizzazione si allea con Al Qaeda e i taleban, fino all’adesione all’Isis, nella primavera del 2015. Sono combattenti abilissimi in guerra e in guerriglia come dimostrano i loro blitz nella jihad 2.0, quella che si combatte fuori dal Califfato.

La loro forza è anche quella di avere comunità radicate in diverse parti del pianeta, da cui attingere e reclutare jihadisti in embrione per trasformarli in martiri. Uzbeko era Abdulkadir Masharipov, il 33enne autore del massacro della notte dello scorso Capodanno sempre a Istanbul, che causò 39 i morti. Così come l’attentatore di Stoccolma dello scorso aprile, che con un camion è piombato sulla folla uccidendo quattro persone. Quasi lo stesso copione seguito per la mattanza di Halloween, in quella New York dove la comunità uzbeka vive tra Brooklyn e New Jersey, dove gli investigatori si stanno focalizzando per individuare eventuali cellule, più o meno dormienti, da attivare o lupi solitari da reclutare a distanza. Secondo il consueto macabro rituale.

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