L’invecchiamento della popolazione interessa tutti i Paesi del mondo, nessuno escluso, e in quelli a basso e medio reddito il fenomeno è ancora più travolgente. Viviamo più a lungo ma questo non significa farlo in salute. Gli anni guadagnati sono spesso trascorsi nella disabilità e nella malattia, con pesanti costi per i sistemi sanitari nazionali. Di invecchiamento sano e delle possibili soluzioni si è discusso oggi con i massimi esperti medici e scienziati italiani e internazionali a Milano, nel corso di un evento scientifico laterale al G7 sulla Salute, organizzato dall’Istituto neurologico Besta nel centenario della sua fondazione.

Invecchiare sì, ma in salute. «Domani apriamo i lavori interministeriali e ci concentreremo sull’impatto del cambiamento climatico sulla salute animale e umana. Ma stiamo lavorando anche sui fattori di trasformazione sociale. Il primo di questi è quello demografico», ha detto il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, nel corso del suo intervento. «La comunità internazionale sta affrontando il problema di capire come si traduce il rapido invecchiamento della popolazione sulla qualità della vita, tanto nelle nostre società che a livello globale. I numeri ci sfidano a mettere in atto cambiamenti veloci dei processi organizzativi, delle città, degli ambienti, dei sistemi produttivi». L’invecchiamento è il maggior fattore di rischio per moltissime malattie e andrebbe governato al meglio. «Dovremmo lavorare più a lungo e spendere bene il tempo in più che guadagniamo di vita. Ecco che il punto chiave è la prevenzione su cui investire fin dalla nascita per arrivare sani e attivi alla terza e quarta età. La ricerca gioca un ruolo cruciale: deve aiutarci a svelare i meccanismi dell’invecchiamento fisiologico e patologico e deve indicare le priorità e gli obiettivi dei modelli organizzativi dei paesi».

Trasformare i sistemi sanitari. Dai vari interventi della giornata è emerso che l’altra grande sfida posta dall’invecchiamento riguarda i sistemi sanitari, la cui trasformazione strutturale sarà uno dei tre grandi temi del G7. «I Paesi sono chiamati a rispondere in modo rapido, efficace e coordinato a emergenze di sanità pubblica e a sfide a lungo termine», ha detto Alberto Guglielmo, presidente dell’Irccs neurologico Besta. «Oggi l’accoglienza del paziente, anche di quello anziano, pesa soprattutto sulle famiglie, che dobbiamo invece sgravare da questa responsabilità attraverso dei sistemi assistiti su base regionale e nazionale di accoglienza del malato e di prevenzione e della cura del malato stesso».

Sempre più vecchi. Un italiano su quattro in Italia è over 65. Il nostro è, dopo il Giappone, il paese più «vecchio» al mondo. In Lombardia l’indice di vecchiaia, il rapporto tra il numero dei soggetti over 65 e gli under 15, è pari al 140% e salirà al 200% nel 2030. «Dovremmo chiederci se le nuove generazioni, così longeve, negli ultimi anni della loro vita saranno più in salute di quanto non siano le vecchie. O stiamo solo aggiungendo anni alla vita?», si è chiesto Somnath Chatterji dell’Oms, per il quale bisognerebbe cambiare paradigma e passare dal concetto di «longevità» a quello di «aspettativa di vita sana». L’adozione di un certo stile di vita consentirebbe di ridurre il rischio di una decadenza fisica e cognitiva nella fase più avanzata della vita, il cui costo sociale è molto invalidante anche dalla prospettiva del lavoro. Il punto è anche questo: se dobbiamo lavorare fino ad età più avanzata, bisogna essere in grado di farlo.

Il metodo Delphi. Per la prima volta, le consultazioni pre G7 sono state condotte con un metodo scientifico, il metodo Delphi, che consente la raccolta e la sistematizzazione di numerosi punti di vista anche molto diversi tra loro. La consultazione ha coinvolto organizzazioni e agenzie specialistiche ma anche scienziati, ricercatori, professionisti di diversi estrazioni a livello internazionale. I messaggi degli esperti riguardano le strategie per gestire i crescenti impatti dei fattori climatici e del peggioramento ambientale sui profili sanitari delle comunità. Come i lavori di oggi, contribuiranno a individuare reazioni e argomenti che saranno sviluppati nella Dichiarazione finale dei Ministri.

@nicla_panciera

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