1. IL VOTO

Domenica 5 novembre si aprono le urne per l’elezione del nuovo Presidente della Regione e dei deputati dell’Assemblea Regionale Siciliana. Ai seggi, astensionismo permettendo, sono attesi dalle ore 8 alle ore 22 oltre 4,6 milioni di elettori siciliani. Impossibile sapere chi avrà vinto la sera stessa delle elezioni, tuttavia: lo scrutinio dei voti – rigorosamente cartacei – avrà luogo soltanto lunedì a partire dalle 8.

2. I CANDIDATI

Autoesclusosi su richiesta del partito (il Pd) il Governatore uscente Rosario Crocetta, sono cinque i candidati alla presidenza della Regione a statuto speciale: Giancarlo Cancelleri per il Movimento 5 Stelle, Claudio Fava per la sinistra, Fabrizio Micari per il centrosinistra (Pd + alfaniani), Nello Musumeci per il centrodestra, Roberto La Rosa per la lista autonomista Siciliani Liberi. Centinaia invece i candidati che si contenderanno all’interno delle liste su base provinciale i 70 posti di deputati all’Ars(l’equivalente dei consiglieri regionali nella maggior parte delle altre Regioni)

Rosario Crocetta

3. LA POSTA IN GIOCO

Ad andare al voto non è soltanto la Regione più grande d’Italia per dimensioni (oltre 25mila km²) e la quarta più popolosa, con oltre 5 milioni di abitanti. È anche una regione spesso considerata “laboratorio politico” per i partiti: qui i partiti hanno spesso sperimentato strategie e alleanze poi riproposte su scala nazionale. A quattro mesi dalle elezioni politiche, tutti i principali partiti si giocano la faccia in un voto che avrà inevitabilmente ricadute politiche a Roma: il Pd, da cinque anni alla guida della Regione come del Paese, rischia di essere spodestato dal governo locale, un segnale che suonerebbe tetro per il “vero” voto di marzo e marcherebbe la (ennesima) brutta battuta d’arresto per la leadership di Renzi. Tanto i 5 Stelle quanto il centrodestra, all’opposto, sognano un’affermazione che saprebbe di rivalsa sul centrosinistra e di (possibile) traino verso le elezioni politiche, con un elemento di novità per ciascuno: nel centrodestra la vittoria di Musumeci segnerebbe la prima elezione alla guida dell’isola di un esponente della destra sociale post-fascista; per i 5 Stelle una vittoria di Cancelleri segnerebbe la storica “presa” della prima Regione italiana. Lanciato in una possibile corsa alla premiership, infine, Matteo Salvini testa nel voto siciliano la tenuta al Sud della nuova Lega (senza più Nord) rivista e corretta in salsa “sovranista”

4. TRADIZIONE POLITICA

Il presidente uscente della Regione è Rosario Crocetta, ex sindaco di Gela cresciuto politicamente in Rifondazione Comunista e nei Comunisti Italiani prima di diventare parlamentare europeo per il Partito Democratico. Prima di lui però la Sicilia non ha mai sorriso ai partiti di (centro)sinistra. Tolte due brevissime parentesi di guida Psi, dal 1948 al 1993 la Regione è stata praticamente sempre governata dalla Democrazia Cristiana. Dopo Tangentopoli, esclusa la breve esperienza di Angelo Capodicasa, presidente per i Democratici di Sinistra dal novembre ’98 al luglio 2000, l’isola è stata sempre guidata dal centrodestra: Totò Cuffaro (poi condannato a sette anni di reclusione per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra e rivelazione di segreto istruttorio) e Raffaele Lombardo (a capo del Movimento per le Autonomie) gli ultimi due governatori che hanno retto le sorti della Sicilia prima di Crocetta.

5. COSA DICONO I SONDAGGI

Secondo tutti i sondaggi quello di domenica sarà un testa a testa tra il candidato del centrodestra Nello Musumeci e quello del Movimento 5 Stelle Giancarlo Cancelleri: in leggero vantaggio potrebbe essere il primo (35,5 contro 33,2% secondo Demos), ma – fragilità delle rivelazioni demoscopiche a parte – gli ultimi sondaggi risalgono, a norma di legge, a due settimane fa. Potrebbe essere dunque un rush all’ultimo voto, con la dinamica dell’astensionismo a giocare un ruolo significativo. Il candidato Pd Fabrizio Micari sembra destinato ad un deludente terzo posto, sempre che non venga clamorosamente superato dal contendente più a sinistra Claudio Fava.

Cancelleri e Musumeci

6. COSA VUOLE FARE IL CENTRODESTRA

“Diventerà bellissima” è lo slogan elettorale di Nello Musumeci. Due i capisaldi del suo programma: il rilancio della competitività della Sicilia puntando sul ruolo propulsore delle imprese e su uno snellimento della burocrazia da un lato, il sostegno a giovani, disoccupati ed altri soggetti ai margini in generale dall’altro. Forte anche l’impegno di Musumeci per la lotta alla criminalità organizzata, sebbene più di una critica si sia levata contro la presenza nelle sue liste di numerosi “impresentabili”

7. COSA VUOLE FARE IL CENTROSINISTRA

La “sfida gentile” dell’ex Rettore dell’Università di Palermo Fabrizio Micari si declina attorno a tre parole chiave: lavoro, diritti e territorio, assi portanti di un programma elettorale presentato sotto forma di un vero e proprio “progetto Sicilia 2030”. Tra le azioni previste un programma integrato per sostenere ricerca e innovazione, un nuovo piano strategico culturale e il completamento della rete autostradale della regione.

Fabrizio Micari

8. COSA VUOLE FARE IL MOVIMENTO 5 STELLE

«Di cosa ha bisogno la nostra terra? Di tutto. Ebbene, noi faremo tutto». Parte da quest’obiettivo di fondo il programma di rilancio della Sicilia del Movimento guidato da Giancarlo Cancelleri. Tra le misure annunciate, i tagli dei costi della politica, il sostegno alle imprese e alle start up innovative, l’introduzione di un reddito di cittadinanza regionale e quella di un marchio di qualità “Sicura Sicilia” per l’agro-alimentare

9. L’IMPEGNO DEI LEADER

Alterno e disomogeneo è stato l’impegno dei big nazionali dei partiti nella campagna elettorale per il voto siciliano. Se i vertici del Pd, a partire dal segretario Renzi, si sono tenuti ben distanti dall’isola per non attribuire eccessivo peso politico ad una probabile débacle, da mesi il Movimento 5 Stelle ha fatto della “battaglia per la Sicilia” una scommessa d’importanza capitale. Costante fin dall’estate la presenza a fianco di Cancelleri del nuovo capo politico M5S Luigi Di Maio e dell’altro pupillo della base Alessandro Di Battista, a dare manforte al candidato sono scesi sull’isola negli ultimi giorni anche Beppe Grillo e perfino il figlio dell’ispiratore del Movimento Davide Casaleggio. Inizialmente defilati rispetto alle dinamiche regionali, i leader del centrodestra si sono infine riavvicinati alla partita per la Sicilia nelle ultime settimane, al crescere delle proiezioni di possibile vittoria per il candidato Musumeci: emblematica la presenza contemporanea a Catania, pur in comizi separati, dei tre leader Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni nella penultima giornata di campagna elettorale prima del voto.

10. ENDORSEMENT AI CANDIDATI

Sul fatto che gli endorsement da parte di organi di stampa o personaggi di spicco all’uno o all’altro candidato possano “spostare gli equilibri” di un’elezione regnano, dopo il trionfo di Donald Trump nel 2016 contro il tifo della quasi totalità dei media e dei vip americani, crescenti perplessità. Ma l’abitudine è ormai ben consolidata e neppure la Sicilia fa eccezione. Va registrata, dunque, la preferenza dichiarata per il giornalista e sceneggiatore anti-mafia Claudio Fava da parte di numerosi nomi della cultura siciliana, da Franco Battiato a Dacia Maraini, da Roberto Andò a Beppe Fiorello, fino allo scrittore (di destra) Pietrangelo Buttafuoco. A supportare il candidato del centrodestra Musumeci è stato invece, sfumata l’idea di correre in prima persona, il critico d’arte Vittorio Sgarbi. Con il mondo della cultura schierato, agli altri due principali candidati sono arrivati soltanto endorsement politici: a Fabrizio Micari dal sindaco di Palermo Leoluca Orlando, suo grande sponsor; a Giancarlo Cancelleri da parte del movimento indipendentista siciliano de “i Nuovi Vespri”.

Claudio Fava

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