“Un secolo: dalla fine degli imperi alla globalizzazione”, era questo il titolo scelto per questo nuovo dialogo di civiltà tra esponenti religiosi dell’Oriente e dell’Occidente europeo che il presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, ha aperto dando la parola al presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, il cardinale Jean Louis Tauran. 

Il porporato francese ha sottolineato che la globalizzazione non è una fatalità, ma uno sviluppo da gestire e che sin qui non ha saputo eliminare la povertà, e quindi quella che oggi serve è una globalizzazione della solidarietà. Dopo di lui è intervenuto Mahmoud Hamdy Zakzouk, del consiglio degli Ulema di al-Azhar, che si è soffermato sui tre criteri che nel Corano regolano il rapporto tra musulmani e altri credenti, che sono diversità, interazione, pietà. Se il testo sacro dei musulmani indica nei cristiani i più vicini, la frase coranica più importante che ha citato è certamente: «Dio vi ha creato da una stessa anima». 

Quindi è intervenuto il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi. Un secolo fa, ha ricordato, scomparivano l’impero zarista e l’impero austroungarico e prendeva forma il moderno Medio Oriente. Poi ci sono state altre trasformazioni enormi e oggi bisognerebbe porsi il problema non di rifugiarsi dietro semplificazioni che possono anche falsificare la realtà, ma di come abitare lo spazio globale. L’incontro con l’altro, dunque, è il tema del XXI secolo. 

La citazione dello scrittore libanese Amin Maalouf che vede nello scambio la via del progresso di ogni civiltà ha aperto invece all’intervento del Grande Imam di al-Azhar, al Tayyeb, che ha esordito così: «Oggi ho incontrato il mio caro, caro, fratello Francesco. Papa Francesco è un uomo raro, inondato di amore e di spiritualità, prezioso per questo mondo. Abbiamo discusso di questioni che tormentano la coscienza umana e provocano dolore e sofferenza nel mondo. Vogliamo vedere come lavorare insieme per ridurre i patimenti dei poveri, di tutti i sofferenti nel mondo. E devo dire che sono ottimista». 

Ricordati i precedenti incontri con il Papa, incluso ovviamente il Summit per la pace del Cairo, il leader islamico ha proseguito dicendo dei colloqui tra Oriente e Occidente che «questi incontri non sono un lusso, sono una necessità. Dobbiamo trovare una soluzione a un cancro che si sta metastatizzando in varie parti del mondo. Annuncio qui che Al-Azhar mette a disposizione le proprie risorse e tutto il proprio contributo per una collaborazione continua per cercare soluzioni al terrore e produrre ogni sforzo per la pace mondiale». 

E qui l’ottimismo di al-Tayyeb ha ceduto il passo a un grande timore: «Quando è finita la Guerra Fredda abbiamo tutti sperato in un’epoca nuova, ma quella speranza è andata delusa. Oggi il problema è il nostro rapporto con il progresso scientifico. Ci siamo illusi che progresso scientifico e tecnologico volessero dire pace. E invece il mostro riemerge: schiavismo, condotte inaudite. Non starò qui a parlare di terrorismo, che uccide tantissimi musulmani, vittime del terrorismo più di ogni altro. L’uomo di oggi si comporta come decenni fa era impensabile. Dunque la base per la pace e il dialogo sono le religioni. Certo, qualcuno dirà che le religioni fomentano guerre, ma sono coloro che usano politicamente le religioni a fomentarle. Guardate i testi sacri: dalla Torah, al Vangelo, al Corano. C’è un nesso tra Mosè, Gesù e Maometto, una legge etica. C’è una ispirazione unica».

 

L’ospite più citato, il professor Olivier Roy, ha raccolto ulteriori consensi quando ha detto che gli Stati in Europa sono nati perché la pace religiosa non si raggiungeva, e anche nel mondo arabo gli Stati sono nati sulla nostalgia di un panarabismo e un panislamismo mai conseguiti. Oggi, ha concluso, si confonde tra difesa dell’identità, che è diventata difesa chiusa di caratteristiche folkloristiche, e tutela della civiltà, che in ogni caso è aperta. In profonda sintonia si è detto il teologo Pierangelo Sequeri, che ha invitato anche a imparare dall’Oriente, dove l’ospitalità, concetto antico, ricco e profondo, offre quella via di conoscenza che ci permette di avvicinare l’altro prima che sia integrato senza farne un estraneo.

Per approfondimenti: www.santegidio.org

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