Il primo ad annunciarlo è stato il Cremlino, scavalcando la Casa Bianca: Russia e Usa hanno trovato l’accordo sul processo per definire il futuro della Siria, dopo la sconfitta dell’Isis.

Secondo Mosca, Assad ha accettato di seguire il “processo di Ginevra”, cioè il negoziato di pace gestito dall’Onu, attraverso l’inviato speciale Staffan de Mistura. Questo meccanismo dovrebbe portare a una riforma costituzionale, seguita da elezioni supervisionate dal Palazzo di Vetro. L’obiettivo dei presidenti Trump e Putin era annunciare l’intesa durante un vertice bilaterale da tenere a Danang, a margine del summit dell’Apec a cui hanno partecipato entrambi. Giovedì sera il segretario di Stato Tillerson aveva avvertito che l’incontro probabilmente sarebbe saltato, proprio perché le parti non avevano ancora trovato l’accordo sui “deliverables” da annunciare, ossia il futuro della Siria, la strategia per arrivare alla denuclearizzazione della Corea del Nord, e l’applicazione degli accorid di Minsk sull’Ucraina. Arrivando in Vietnam, la portavoce Sarah Huckabee Sanders aveva negato la possibilità di tenere un vero bilaterale. Nella mattinata di ieri però c’è stata l’accelerazione, che secondo il Cremlino a portato all’intesa.

Dopo la sconfitta dell’Isis è necessario delineare il futuro del paese, dove secondo Washington non c’è più spazio per Assad. Amerciani e russi quindi avevano iniziato a lavorare su un’intesa basata su tre punti: potenziare le iniziative di “deconfliction” tra i rispettivi eserciti, per evitare rischi di incidenti; ridurre le violenze nella guerra civile in corso; rilanciare i negoziati dell’Onu guidati da Staffan de Mistura. La sconfitta del Califfato ha eliminato il nemico comune, però ha aumentato il pericolo che aerei e militari russi, impegnati a sostenere Assad contro gli insorti appoggiati dagli Usa, si scontrino con i rivali americani. Serve dunque un meccanismo di comunicazione più forte e un’intesa sui rispettivi ruoli. Quanto alla guerra civile, Trump e Putin vogliono ampliare le “de-escalation zones” concordate durante l’incontro di luglio al G20 in Germania, per estendere la tregua all’intero paese, evitando però che il vuoto lasciato dall’Isis venga occupato dalle milizie filo iraniane di Hezbollah. Infine Washington voleva che il “processo di Ginevra”, guidato dall’Onu per delineare il futuro del paese, tornasse ad avere la precedenza su quello di Astana, lanciato da Mosca, Ankara e Teheran, in concorrenza con gli Usa e l’Onu.

Secondo quanto ha annunciato il Cremlino, anticipando la Casa Bianca, l’accordo è stato trovato proprio in questo senso. Assad, dopo aver ricevuto garanzie e pressioni da parte di Putin, ha accettato di seguire il “processo di Ginevra”, cioé il negoziato di pace gestito dall’Onu attraverso l’inviato speciale Staffan de Mistura. Questo meccanismo dunque torna ad avere il ruolo centrale in tutta l’operazione. Il primo passo da compiere ora dovrebbe essere una riforma costituzionale, per ricostruire le istituzioni del paese, che probabilmente dovrà avere un impianto federale, allo scopo di garantire l’unità, e insieme l’autonomia di tutte le fazioni che si sono combattute. Una volta definita la nuova cornice della Siria, si dovranno tenere le elezioni supervisionate dal Palazzo di Vetro, per stabilire chi dovrà governarla. Gli Usa sono convinti che Assad uscirebbe sconfitto da un vero confronto democratico, ma se questo fosse il risultato, bisognerebbe poi avere pronta una soluzione per il suo futuro personale, e per chi verrà invece incaricato di gestire al suo posto gli interessi della fazione che rappresenta, per evitare che la pace salti prima ancora di cominciare.

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