«Prospettive per un mondo libero dalle armi nucleari e per il disarmo integrale»: è il tema del documento con le conclusioni preliminari della Conferenza sul disarmo nucleare, promossa dal dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale. L'evento, svoltosi in Vaticano venerdì e sabato con leader religiosi e politici, Premi Nobel ed esponenti della società civile e di organizzazioni internazionali, si è chiuso con l'intervento del capo Dicastero, il cardinale Peter Turkson, che ha letto le conclusioni con cui sono state messe nero su bianco tutte le riflessioni e tracciate le linee del futuro impegno per il disarmo, lo sviluppo e la pace.

L'architrave del documento è il collegamento tra disarmo e sviluppo integrale. A tal proposito si fa più volte riferimento al magistero di Papa Francesco secondo cui «tutto è collegato». Da questo principio deriva una serie di riflessioni e priorità d'intervento, elencate da Turkson: anzitutto la condanna all'uso e al possesso di armi nucleari, poiché «sono strumenti indiscriminati e sproporzionati di guerra» e si ricordano i gravi riflessi negativi per l'atmosfera e gli oceani che derivano dai test di questi armamenti.

Il testo spiega poi che la deterrenza nucleare non è adeguata a rispondere alle crisi e alle sfide di un mondo multipolare; la dissuasione nucleare non riesce a far fronte alle principali minacce alla pace e alla sicurezza come ad esempio il terrorismo, i conflitti asimmetrici, i problemi ambientali, la povertà. La deterrenza nucleare non crea una pace stabile, sottolinea ancora il documento richiamando le parole di Papa Francesco nel suo discorso ai partecipanti al Convegno, secondo cui: «Le armi di distruzione di massa, in particolare le armi nucleari, non creano altro che un falso senso di sicurezza». E creano inoltre una cultura di «intimidazione reciproca» nel sistema internazionale.

Per gli stessi motivi viene criticata la spesa sulle armi nucleari che «spreca risorse necessarie per affrontare le cause principali dei conflitti e promuovere lo sviluppo e la pace». Il porporato ribadisce che «la pace è costruita sulla base della giustizia» e che «il disarmo nucleare è un problema globale, che richiede una risposta globale». Nelle conclusioni si afferma perciò che «la crescente interdipendenza e la globalizzazione comportano che ogni risposta alla minaccia delle armi nucleari deve essere collettiva e concertata, fondata sulla fiducia reciproca».

L'impegno pro-disarmo è al tempo stesso «un'esigenza urgente immediata e un processo a lungo termine», e il tutto è connesso «nell'ottica di un'ecologia integrale» come indicato nella Laudato si'. A tale scopo «il dialogo è essenziale» e «deve essere inclusivo, coinvolgendo gli Stati nucleari e non, e coinvolgendo società civile, organizzazioni internazionali, governi e comunità religiose». In particolare «la Chiesa cattolica si impegna a promuovere questo dialogo a tutti i livelli». Di qui un invito a tutti gli Stati che non lo hanno ancora fatto a prendere in considerazione la firma e la ratifica del Trattato sul divieto delle armi nucleari. 

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