«Le pare che se a Palazzo Chigi avessero saputo del commissariamento di Banca Etruria, nessuno ci avrebbe avvisato?». A porre la domanda è un protagonista e testimone dei mesi convulsi che precedettero il commissariamento della banca aretina. La sua e quella di altri protagonisti di quella vicenda è una ricostruzione per forza di cose di parte e parziale. Suffragata però da riscontri, anche documentali. E’ la versione dello scontro tra Renzi e Visco vista da chi quello scontro lo vissuto sulla propria pelle: i vertici della vecchia Banca Etruria. La frattura tra governo e Bankitalia si sarebbe consumata poche settimane prima, secondo questa ricostruzione, sulla riforma delle popolari varata dal governo Renzi alla fine di gennaio.

Una riforma da tempo richiesta dalla stessa via Nazionale, ma che si discostava in alcuni punti da quanto Bankitalia avrebbe voluto. E soprattutto venne fatta per decreto, in maniera traumatica, con Renzi che «prese il comando delle operazioni e scrisse le regole», lasciando Palazzo Koch ai margini, spiega un altro dei protagonisti. Da lì la rottura tra i due, Renzi e Visco.

Che il commissariamento sia arrivato a sorpresa è un fatto. Lo dimostra il verbale del cda di Etruria dell’11 febbraio del 2015, giorno del commissariamento della banca. Il cda si riunisce per discutere di un sacco di cose importanti: le svalutazioni richieste da Bankitalia, un aumento di capitale per coprire le perdite e ripristinare i requisiti patrimoniali richiesti da Bankitalia, l’aggiornamento sul progetto di aggregazione richiesto da Bankitalia. I lavori iniziano alle 12,30 nella sede di via Calamandrei. Tra i presenti oltre al presidente Lorenzo Rosi c’è anche il vice Pier Luigi Boschi, padre dell’allora ministro Maria Elena Boschi.

Il verbale è pieno di riferimenti ai rapporti con Bankitalia: viene illustrato il piano di taglio dei costi portato avanti «in stretto contatto» con l’autorità di Vigilanza, vengono comunicati i progressi sull’aggregazione «condivisi» con la Vigilanza e le svalutazioni da questa richieste sulle sofferenze. Viene preparata anche la bozza di un comunicato che avrebbe reso noto al mercato l’entità della perdita e il progetto di un nuovo aumento di capitale, anche questo da far visionare agli ispettori.

Alle 15.45 il cda riprende dopo una pausa e Rosi avvisa che gli ispettori di Bankitalia «hanno invitato il consiglio alla trattazione dei soli argomenti di massima urgenza (...) avvisando altresì che al termine dei lavori e prima della loro chiusura dovranno rendere comunicazioni urgenti al consiglio e al collegio sindacale». I lavori proseguono in un clima per nulla disteso e il verbale si chiude con le firme dei commissari appena insediati.

La richiesta di commissariamento di Bankitalia al ministero dell’economia è del 6 febbraio, un venerdì. Il decreto del Mef è del martedì 10 febbraio. Possibile che nessuno abbia avvisato Palazzo Chigi? E perché da Palazzo Chigi nessuno chiama Arezzo? Nelle settimane precedenti è provato che l’attenzione di Palazzo Chigi sul dossier Etruria è estremamente elevata.

C’è l’episodio dell’interessamento di Ghizzoni, allora ad di Unicredit. Episodio che la Boschi ha smentito, ma è un fatto che Rosi incontrò, a fine 2014, lo stesso Ghizzoni per parlare della possibilità di un’acquisizione. C’è la telefonata dell’allora sottosegretario Delrio al presidente di Bper, nei primi giorni del 2015, per informarsi della questione Etruria. Delrio ha spiegato di essersene interessato «per le possibili ricadute occupazionali».

Ma è un fatto che questo risulta l’unico intervento di Delrio, sul quale allora convergevano tutte le vertenze industriali, in materia bancaria. E c’è il lungo abboccamento con il finanziere Davide Serra, che per mesi - dal fallimento dell’ipotesi Vicenza - porterà avanti i suoi contatti con Etruria. Non è l’unico fondo che si fa avanti per Etruria in quel periodo. Ma le fonti interpellate chiamano Serra «la carta di Boschi» per il salvataggio. I contatti si concretizzeranno in un’offerta da 700 milioni per rilevare le sofferenze della banca. Arrivata però a fine febbraio, con la banca già commissariata.

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