Corruzione, falsità ideologica, e tentata truffa ai danni dello Stato. Con queste accuse sono finiti in manette tre funzionari dell’Agenzia delle Dogane “Roma 2”, in servizio all’Aeroporto Leonardo da Vinci di Fiumicino.

I funzionari infedeli, oggi ai domiciliari, apponevano il timbro autorizzando alcuni cittadini cinesi al rimborso Iva su delle fatture relative a merce: capi di abbigliamento, scarpe e borse di note griffe, acquistata in Italia e fittiziamente destinata all’esportazione in Cina. Le indagini dei carabinieri della Compagnia Aeroporti di Roma, coordinate dalla procura di Civitavecchia, hanno portato alla luce un’attività illecita nella quale è emerso che i tre arrestati su richiesta dei cittadini cinesi omettevano di controllare i requisiti che il viaggiatore avrebbe dovuto possedere al fine di ottenere il citato rimborso Iva.

I numeri dell’inchiesta

L’indagine - nata nel 2016 - ha portato oltre agli arresti di oggi ad un altro fermo eseguito sempre nei confronti di un funzionario doganale e di una cittadina cinese. L’uomo fu sorpreso mentre riceveva la somma di 6600 euro in cambio di 42 fatture timbrate. Oltre alla donna arrestata sono stati identificati altri 23 cittadini cinesi, iscritti nel registro degli indagati, che nel tempo grazie alla complicità dei funzionari corrotti hanno tentato di truffare lo Stato italiano provando a farsi autorizzare il rimborso IVA per numerose fatture. Durante l’intera indagine sono state bloccate circa 40 mila fatture ingiustamente autorizzate, tutte emesse tra il 2014 e il 2016, per un valore complessivo di 2 milioni e 260 mila euro che se fossero state effettivamente rimborsate avrebbero prodotto un danno erariale allo Stato Italiano di circa 500 mila Euro.

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