Una situazione in chiaroscuro, quella della povertà in Lombardia: da un lato il ritorno ai livelli pre-crisi, dall’altro il peggioramento di alcune criticità. A dirlo sono i dati dell’ultimo rapporto della Caritas Ambrosiana che nell’ultimo anno ha assistito un totale di 12.425 persone nell’ultimo anno. La maggior parte a Milano, dove opera il maggior numero degli oltre 50 centri d’ascolto sparsi per la regione. «Le vittime della lunga crisi sono rimaste intrappolate nella povertà. Sono italiani, in età matura e bassa scolarità. Nei nostri centri si spartiscono le risorse con gli ultimi venuti: gli immigrati africani in fuga dal caos e dalla fame», ha commentato Luciano Gualzetti, direttore Caritas Ambrosiana.

Per quanto riguarda i fattori positivi, Caritas rileva come il problema occupazionale sia fortemente diminuito. Un trend in atto dal 2011 e che nel 2016 ha fatto registrare il valore più basso negli ultimi otto anni. Allo stesso modo la presenza di persone con problemi di reddito è tornata sui valori del 2008, dopo anni in cui questo tipo di bisogno registrava aumenti importanti. In diminuzione anche le problematiche abitative e familiari. Diverso il discorso per i poveri critici: nel 2016 i gravi emarginati sono stati la maggioranza delle persone che hanno chiesto aiuto (52,7%), mentre erano meno di un terzo prima della crisi economica. E in un contesto di progressivo peggioramento della condizione sociale non stupisce che la sola categoria di richieste rivolte agli operatori a salire significativamente sia quella relativa ai sussidi economici, raddoppiata rispetto all’inizio della crisi: +118%. Allarmante anche il trend dei disoccupati di lungo periodo che lo scorso anno hanno rappresentato il 33,8% del campione. Un problema che pare particolarmente acuto soprattutto tra la componente maschile, nella quale la percentuale sale al 44,2.

Discorso a parte per gli stranieri che, sebbene rappresentino ancora la maggioranza delle persone assistite (62%), sono il 33% in meno rispetto al 2008. A prevalere sono uomini e donne provenienti dall’Africa. Specialmente dall’area subsahariana da dove proviene circa il 42,8% dei bisognosi. Un dato che conferma la bontà delle pratiche e dei percorsi di integrazione messi in campo dalla Caritas che ora si trova ad affrontare le situazioni dei richiedenti asilo, spesso in attesa delle incombenze burocratiche senza un luogo in cui abitare. «Dobbiamo trovare una soluzione per sostenerli nella dignità. Serve una seria riflessione, al di là di isterismi e strumentalizzazioni politiche, su cosa offrire a queste persone perché possano salvarsi dal sommerso, dall’’illegalità, dalle mani del racket», ha concluso Gualzetti.

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