Il Papa ha ricevuto i dirigenti e il personale di Polizia stradale e Polizia ferroviaria, il giorno dopo la Giornata mondiale in memoria delle vittime della strada, ringraziandoli per il servizio che svolgono, «spesso non adeguatamente stimato», ed esortandoli a «usare misericordia» nelle «innumerevoli situazioni di debolezza e di dolore» affrontate quotidianamente non solo nel caso di incidenti di varia natura – causati non di rado, ha notato Francesco, dalla distrazione di chi guida col cellulare o di una fretta che trasforma le strade «in piste di Formula uno» – «ma anche nell’incontro con persone bisognose o disagiate».

 

Il capo della Polizia, Franco Gabrielli, ha aperto l’incontro ricordando che l’udienza papale cade nell’anno in cui la Polizia stradale celebra i propri 70 anni di vita e la Polizia ferroviaria 110. Gabrielli ha evidenziato che nel loro lavoro quotidiano i poliziotti preposti al controllo delle strade e delle ferrovie incontrano situazioni di dolore come persone che si levano la vita buttandosi sotto un treno, migranti, persone che versano in condizioni di disagio e finiscono col gravitare attorno alle stazioni, oltre a menzionare il «triste primato di morti giovanili per incidenti stradali» e il dato degli agenti morti in servizio (373 uomini e donne della Polizia stradale e 19 della Polizia ferroviaria negli ultimi 50 anni).

 

«Il costante contatto con le persone – ha detto il Papa – fa sì che la cifra della vostra professionalità sia data non solo dall’elevata competenza a voi richiesta, ma anche da una profonda rettitudine – che porti a non approfittare mai del potere di cui disponete – e da un alto grado di umanità. Sia nelle azioni di controllo che in quelle repressive, è importante fare affidamento su un uso della forza che non degeneri mai in violenza. A questo fine, servono grande saggezza e autocontrollo, soprattutto quando il poliziotto viene visto con diffidenza o sentito quasi come nemico, invece che come custode del bene comune».

Quest’ultimo, purtroppo, «è un male diffuso, che in certe zone raggiunge il picco di una contrapposizione tra il tessuto sociale e lo Stato, insieme a quanti lo rappresentano. Anche a voi, come ho fatto con tutta la Chiesa e la società durante l’anno giubilare del 2015 – ha proseguito Francesco – suggerisco uno stile di misericordia nell’espletamento delle vostre funzioni. Misericordia non è sinonimo di debolezza, né richiede la rinuncia all’uso della forza; significa invece essere capaci di non identificare il colpevole con il reato che ha commesso, finendo per creargli danno e generare un senso di rivalsa; significa anche compiere lo sforzo di comprendere le esigenze e le ragioni delle persone che incontrate nel vostro lavoro. Esso chiede a voi di usare misericordia anche nelle innumerevoli situazioni di debolezza e di dolore che affrontate quotidianamente, non solo nel caso di sinistri di varia natura, ma anche nell’incontro con persone bisognose o disagiate».

Per Jorge Mario Bergoglio, «a ognuno è chiesto di farsi carico della sua parte di responsabilità, mettendo in campo tutte le energie di cui dispone per contrastare l’egoismo, l’ingiustizia, l’indifferenza. Tutti lo dobbiamo fare, ma voi siete in prima linea nel contrasto a quanto offende l’uomo, crea disordine e fomenta l’illegalità, ostacolando la felicità e la crescita delle persone, soprattutto dei più giovani. Il vostro servizio, spesso non adeguatamente stimato, vi pone al cuore della società e, per il suo alto valore, non esito a definirlo come una missione, da compiere con onore e profondo senso del dovere, a servizio dell’uomo e del bene comune».

 

Il Papa ha menzionato nel suo discorso sia alcuni problemi delle strade che delle ferrovie. «Accanto alle carenze del sistema stradale, bisognoso di ingenti investimenti di ammodernamento e di messa in sicurezza», ha detto, «si deve fare i conti con lo scarso senso di responsabilità da parte di molti conducenti, che sembrano spesso non avvedersi delle conseguenze anche gravi della loro disattenzione (per esempio con l’uso improprio dei cellulari) o della loro sregolatezza. Ciò è causato da una fretta e da una competitività assunte a stile di vita, che fanno degli altri conducenti come degli ostacoli o degli avversari da superare, trasformando le strade in piste di “formula uno” e la linea del semaforo nella partenza di un gran premio. In un simile contesto, a incrementare la sicurezza non bastano le sanzioni, ma è necessaria un’azione educativa, che dia maggiore consapevolezza delle responsabilità che si hanno nei confronti di chi ci viaggia accanto».

E anche il settore ferroviario «rappresenta un ambito fondamentale nella vita del Paese, bisognoso anch’esso di manutenzione e investimenti strutturali, la cui insufficienza ogni giorno procura disagi a milioni di pendolari e viaggiatori e non di rado, purtroppo, come la cronaca recente ci ha mostrato, causa incidenti anche mortali».

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