Sono passati parecchi anni dai tempi in cui Renzo Bossi accompagnava il padre a Roma, al ministero della Riforme di Largo Chigi e nei lunghi vertici con Berlusconi a palazzo Grazioli. Oggi Renzo, noto alle cronache come il Trota, è riapparso a Montecitorio dopo un lungo periodo di black out mediatico seguito agli scandali (e al processo) per l’utilizzo dei soldi della Lega e all’addio al Pirellone, dove è stato per due anni consigliere regionale.

Il Trota è tornato alla Camera per accompagnare il vecchio Senatur, dopo che i vertici della Lega gli hanno tolto i due assistenti che da tempo lo accompagnavano a Roma, per aiutarlo a muoversi viste le difficoltà seguite al malore del 2004. «Ci arrangiamo…», sorride Bossi, commentando la presenza del figlio, che dal 2012 si è ritirato con il fratello Roberto in una cascina sul lago Maggiore, dove produce latticini e salumi dall’allevamento di pecore e maiali. «Quando c’è bisogno siamo qua, ci mancherebbe che il papà riuscisse a venire a fare il suo lavoro in Parlamento. Lo aiuto io», spiega Renzo, impeccabile nel suo completo grigio. «Da qui a fine legislatura lo accompagno io a Roma, poi vedremo, Roberto si prende una parte di lavoro in più alla fattoria». «Ovviamente sono qui a titolo gratuito», precisa. Nessuna polemica da parte del Trota contro la nuova guardia leghista che ha tolto il sostegno all’anziano ex Capo, che è tra i recordman di presenze a Montecitorio nonostante le condizioni fisiche. Si coglie però il gelo tra i leghisti, verso quello che è diventato una dei simboli della guerra che 5 anni fa divise i bossiani dagli uomini di Maroni (tra cui c’era Salvini) che brandivano le ramazze per fare pulizia nel partito. Lo stesso Senatur, dal palco di Bergamo, fu costretto a chiedere scusa per gli errori del figlio.

Acqua passata. C’è anche tempo per un caffè alla buvette con Pier Luigi Bersani, cui Bossi presenta Renzo: sorrisi, strette di mano e poi via a fumare il solito sigaro in corridoio. «Qui alla Camera non ero venuto spesso, stavo molto di più al ministero sopra la Galleria Colonna. Ci sono ancora quegli uffici del governo?», domanda ai cronisti. A guidarlo Nicoletta Maggi, storica portavoce di Bossi. «Gli anni passano, io resto sempre a fianco del Capo».

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