«Noi temiamo le forze antisistema, anche in Italia, Cinque stelle e Lega». È più o meno a metà dell’incontro, dopo aver rotto il ghiaccio confrontandosi sul tennis di cui entrambi sono appassionati («prima o poi dovremo sfidarci in una partita»), che il presidente francese Emmanuel Macron rivela le sue preoccupazioni sull’Italia a Matteo Renzi. I due, in un incontro di quasi un’ora all’Eliseo, rinsaldano un’antica conoscenza e affinità, in vista dell’impegno a un lavoro condiviso per rilanciare l’Europa. Proprio nel momento di maggiore difficoltà della Germania, bloccata in un’impasse che preoccupa entrambi e cambia anche la percezione delle cose: «Macron – dichiara Renzi - è il leader più importante in Europa in questo momento, più della Merkel».

Il colloquio era fissato da tempo, su richiesta del segretario Pd. «Il presidente lo incontra in quanto candidato alle prossime elezioni, come già fatto anche in altre occasioni, ad esempio con Martin Schulz», fanno sapere dall’entourage di Macron. Un faccia a faccia organizzato dal sottosegretario Gozi, presente all’Eliseo insieme al consigliere di Renzi Giuliano Da Empoli, con al centro una discussione sull’Europa ma con un occhio di riguardo anche per l’Italia. Accomodati su due divanetti, fatta una battuta sul diverso esito delle partite per Ema e Eba (al sorteggio Milano ha perso e Parigi ha vinto: «la solita vostra fortuna…»), quello che al presidente francese interessa capire è quale sia la situazione in Italia. Dopo qualche domanda sulla nuova legge elettorale, cerca di capire la strategia del leader dem in vista delle prossime elezioni. Come intenda muoversi, cosa intenda fare per combattere «i populismi antieuropei».

Perché al presidente che ha arrestato alle soglie dell’Eliseo l’onda lepenista, quello che sta più a cuore, alzando lo sguardo oltre confine, è capire la sorte dei partiti antisistema. Pur avendo fondato un movimento dichiaratamente né di destra né di sinistra, Renzi e i suoi vedono in questo incontro - «di cui lo staff di Gentiloni era avvisato», ci tengono a far sapere dall’entourage del presidente, per evitare che si pensi a uno sgarbo diplomatico – la scelta dell’interlocutore su cui puntare. «All’estero è chiaro che saremo noi il primo gruppo parlamentare: vedrete che Macron non incontrerà nessun altro, né Berlusconi, né Salvini, né Di Maio», commenta Renzi alla fine con i suoi.

E per arrestare anche in Italia gli antieuropei, il capo di Stato eletto sulle note dell’Inno alla gioia, l’inno della Ue, discute con Renzi di novità da introdurre in Europa per ridarle slancio: non un nuovo gruppo parlamentare («Macron non mi ha chiesto di lasciare il Pse, e sarebbe bizzarro che lo facesse con me, che ho portato il Pd nel Pse», giura Renzi), ma iniziative concordate, già proposte da entrambi, come liste transnazionali per creare veri partiti politici europei. Nei giorni prossimi, sarà Gozi a portare avanti la discussione confrontandosi a Parigi con Christophe Castaner, ministro francese e segretario della République en marche, il partito di Macron.

«Il rapporto tra Francia e Germania non lo scinderà mai nessuno», ammette realista Renzi, «l’importante è che l’Italia si faccia sentire», aggiunge dagli schermi di Porta a porta. Appena atterrato, un’intervista a Bruno Vespa: «Sarei contento se Berlusconi potesse candidarsi per sfidarlo in un collegio, magari Milano 1», propone. Ma l’ex Cav taglia corto: «Il Pd di Renzi non è più un’alternativa credibile». La campagna elettorale è in corso. Ma Renzi è convinto di avere un alleato in più, oltreconfine.

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