Col senno di poi, a nemmeno una settimana dalla morte di Totò Riina e con la mafia siciliana in autogestione, sembra una di quelle coincidenze sinistre: cosa chiaramente impossibile, che contribuisce però ad accrescere l’attesa nei confronti di tre spettacoli teatrali al via a Milano. Protagonista: la criminalità organizzata.

«Fine pena: ora» è già in programmazione al Piccolo Teatro Grassi e lo rimarrà per un mese: ultimo appuntamento il 22 dicembre. Lo spettacolo, tratto dall’omonimo libro scritto dal giudice Elvio Fassone, racconta i 26 anni di corrispondenza da lui intrattenuti con Salvatore, un mafioso condannato all’ergastolo. Tra il giovane catanese e il presidente della Corte d’Assise, nel tempo, si stabilisce un rapporto di reciproco rispetto che il regista Mauro Avogadro porta in teatro per avviare una riflessione sul senso della massima pena carceraria.

Sempre al Piccolo, ma al Teatro Studio Melato (via Rivoli 6), è invece in calendario da oggi e fino al 26 novembre «Dieci storie proprio così».

Lo spettacolo di Emanuela Giordano, realizzato col contributo di enti e associazioni antimafia attive in Lombardia e in Campania, è un dibattito profondo sulla legalità. Partita nel 2011 dal San Carlo di Napoli, da quest’anno l’opera è più ricca, grazie a due approfondimenti: uno su Mafia Capitale e l’altro sui legami tra la ‘ndrangheta e la Lombardia.

«Come un granello di sabbia», in programmazione al Teatro Libero da venerdì a domenica, osserva l’azione della criminalità organizzata da un’altra prospettiva: quella dei condannati innocenti. Lo spettacolo racconta la storia di Giuseppe Gulotta, muratore fiorentino condannato a 22 anni di detenzione per la strage di Alcamo Marina (rimasero uccisi due carabinieri) e poi assolto durante la revisione del processo. La strage, risalente al 1976, è ancora irrisolta: in un impasto ferale che vede probabilmente coinvolti servizi segreti, uomini dello Stato, neofascisti e trafficanti di armi e di droga. Ma il caso di Gulotta, arrestato poco più che maggiorenne e risarcito dallo Stato l’anno scorso con 6,5 milioni di euro, rappresenta tuttora uno dei più gravi errori giudiziari della storia italiana.

BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
I commenti dei lettori