Papa Francesco condanna la «sfrenata brutalità» dell’attentato avvenuto oggi nella moschea sufi al-Rawda di Bir al-Abed, a ovest della città di Arish, nel Sinai settentrionale (Egitto) e prega perché «i cuori induriti dall'odio imparino a rinunciare alla violenza che porta a tanta sofferenza, e abbraccino la via della pace». In un telegramma a firma del Segretario di Stato Pietro Parolin, il Pontefice si dice «profondamente addolorato» e si stringe intorno al popolo egiziano al quale esprime «solidarietà» in queste ore di lutto e di terrore, affidando le vittime alla «misericordia» di Dio e invocando «benedizioni di consolazione e pace sui loro familiari».

Bergoglio ribadisce quindi «la sua ferma condanna» per questa barbarie che ha colpito di nuovo «civili innocenti» nel Paese nordafricano, che ancora dopo mesi risente della doppia strage avvenuta a Tanta e Alessandria la Domenica delle Palme.

Intanto, mentre il presidente al-Sidi ha indetto tre giorni di lutto nazionale, il bilancio delle vittime è salito ad almeno 305 morti, di cui 27 bambini, e 128 feriti. In tutte le moschee del paese si è pregato per i martiri di questo attacco è avvenuto in mattinata quando un commando di trenta terroristi a bordo di quattro fuoristrada ha lanciato esplosivi e poi ha aperto il fuoco nella moschea - già in passato bersaglio degli attacchi degli islamisti che si nascondono nella zona montagnosa al confine tra Egitto e Israele - mentre i fedeli erano riuniti in preghiera. 

L’ipotesi prevalente è quella di «una lotta fra gruppi terroristici che si combattono fra di loro, anche a costo di mietere vittime tra fratelli musulmani e persino davanti a un luogo di preghiera che dovrebbe essere sacro per tutti e soprattutto per chi si ammanta di una fede islamica per giustificare il terrorismo», come affermato dal nunzio apostolico in Egitto, monsignor Bruno Musarò. Il diplomatico vaticano ha espresso a nome di tutti i cristiani «sgomento, profonda tristezza, orrore di fronte a quanto è accaduto». «Magari raccogliessero tutti gli appelli alla pace, al dialogo, alla convivenza pacifica! Purtroppo, il terrorismo acceca…» ha detto, stigmatizzando questo «attacco senza precedenti, anche per il numero delle vittime, premeditato e studiato» proprio nel giorno in cui Papa Francesco ha pubblicato il suo messaggio per la Giornata mondiale della Pace.

Una ferma condanna è giunta anche dal cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, che ai microfoni della Radio Vaticana ha affermato: «Non c’è una ragione che possa giustificare un tale massacro. Abbiamo fatto un passo di più verso l’abisso. Non ci stancheremo mai di ripetere che il terrorismo è una scelta perversa e crudele, tanto più deprecabile quando le vittime sono delle persone in preghiera in un luogo di culto. Gli ideatori di questo massacro violano non solamente il diritto alla vita ma anche vanificano e avvelenano il dialogo interreligioso».

Tuttavia, ha aggiunto il cardinale, «cristiani e musulmani sanno che solo la presenza della preghiera, il dialogo e l’educazione possono cambiare il cuore, per un futuro fondato sul rispetto reciproco, la libertà e la solidarietà. Non possiamo essere felici gli uni senza gli altri e mai gli uni contro gli altri. Più la violenza sembra trionfare e più è il bene che deve vincere. Ci sono nel mondo tante persone di buona volontà che lavorano per questo, per un mondo più umano».

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