I «contesti di grande povertà, ingiustizia ed esclusione sociale, in gran parte dovuti all’instabilità, fomentata anche dagli interessi esterni, e dai conflitti» facilitano gli «estremismi fondamentalisti». Lo ha sottolineato il Papa in un passaggio del discorso che ha rivolto alla Chiesa assira dell’Oriente, vittima di «persecuzioni» e testimone di «violenze brutali», «insieme ad altre Chiese e a tanti fratelli e sorelle» della regione mediorientale. Francesco ha incoraggiato i cristiani di questa Chiesa, nata in Iraq e diffusa anche in Iran, Siria, Libano e India, a «operare, nel paziente lavoro di ricostruzione dopo tante devastazioni, in pace e nel pieno rispetto con tutti».

«Quando guardiamo alla croce o facciamo il segno della croce, siamo anche invitati a ricordarci dei sacrifici sofferti in unione con quello di Gesù e a stare vicini a quanti portano oggi una croce pesante sulle spalle», ha sottolineato Papa Francesco ricevendo la Commissione mista per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e quell’assira d’Oriente, che, «insieme ad altre Chiese e a tanti fratelli e sorelle della regione, patisce persecuzioni ed è testimone di violenze brutali, perpetrate in nome di estremismi fondamentalisti».

«Situazioni di così tragica sofferenza – ha proseguito Jorge Mario Bergoglio – si radicano più facilmente in contesti di grande povertà, ingiustizia ed esclusione sociale, in gran parte dovuti all’instabilità, fomentata anche dagli interessi esterni, e dai conflitti, che recentemente hanno provocato situazioni di grave bisogno, originando veri e propri deserti culturali e spirituali, nei quali diventa facile manipolare e incitare all’odio. A ciò – ha notato il Pontefice argentino – si è recentemente aggiunto il dramma del violento terremoto al confine tra l’Iraq, terra natia della vostra Chiesa, e l’Iran, dove pure si trovano da lunga data delle vostre comunità, come anche in Siria, in Libano e in India».

Il metropolita Meelis Zaia ha elevato preghiere «per coloro che sono perseguitati per il nome santo di Cristo e anche per coloro che compiono le persecuzioni» e, in introduzione dell’udienza, ha sottolineato che «tutte i fondamentalismi estremisti devono essere inequivocabilmente condannati, in Medio Oriente e ovunque nel mondo» ed ha ribadito che «la coscienza umana non deve permettere che le persone siano perseguitate o uccise in nome di Dio».

Il Papa ha esordito ricordando l’incontro «tanto cordiale e gradito» che ha avuto un anno fa con Sua Santità Mar Gewargis III ed ha sottolineato che con l’odierna firma di una Dichiarazione comune sulla vita sacramentale, nuovo traguardo del lavoro della Commissione mista teologica, «possiamo guardare con ancor più fiducia al domani e chiedere al Signore che il prosieguo dei vostri lavori contribuisca ad avvicinare quel giorno benedetto e tanto atteso, nel quale avremo la gioia di celebrare allo stesso altare la piena comunione nella Chiesa di Cristo».

Papa Francesco ha ricordato anche che «in particolare nei periodi di maggiori sofferenze e privazioni, un gran numero di fedeli ha dovuto lasciare le proprie terre, emigrando in altri Paesi e accrescendo la comunità della diaspora, che ha molte sfide da affrontare. Entrando in alcune società, ad esempio, si incontrano le difficoltà date da una non sempre facile integrazione e da una marcata secolarizzazione, che possono ostacolare la custodia delle ricchezze spirituali delle proprie tradizioni e la stessa testimonianza di fede».

Con sentimenti «insieme accorati e speranzosi», Bergoglio ha invitato la Chiesa assira d’Oriente a «continuare a camminare, confidando nell’aiuto di tanti nostri fratelli e sorelle che hanno dato la vita seguendo il Crocifisso. Essi, in cielo già pienamente uniti, sono gli antesignani e i patroni della nostra comunione visibile in terra. Per la loro intercessione chiedo anche al Signore che i cristiani delle vostre terre possano operare, nel paziente lavoro di ricostruzione dopo tante devastazioni, in pace e nel pieno rispetto con tutti. Nella tradizione siriaca Cristo sulla croce è rappresentato come Medico buono e Medicina di vita. A Lui chiedo di rimarginare completamente le nostre ferite del passato e di sanare le tante ferite che nel mondo oggi si aprono per i disastri delle violenze e delle guerre».

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