Papa Francesco domanderà «una soluzione duratura» per il dramma dei profughi nel Sud-Est asiatico ed in particolare per la minoranza dei Rohingya, durante il suo imminente viaggio in Myanmar e Bangladesh. Lo afferma il cardinale Segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin, in un’intervista alla Segreteria per la Comunicazione vaticana a pochi giorni dalla partenza del Pontefice, in programma domenica 26 novembre fino al 2 dicembre.

Francesco, afferma il porporato, chiede «una soluzione duratura che venga ricercata da parte di tutti gli attori, di tutti i protagonisti in spirito umanitario, tenendo conto anche dell’importanza per la gente, per la popolazione, di avere una nazionalità e sapendo che solamente questa soluzione duratura può offrire stabilità, pace e sviluppo a quella zona e a tutte le zone di conflitto».

Il Papa «varie volte - spiega Parolin - ha già invitato a cercare la strada del dialogo per risolvere le controversie esistenti. Credo che il fatto di trovarsi in Asia, molto più vicino a questa area di crisi che attualmente inquieta e preoccupa tutto il mondo, sarà un’occasione per rinnovare questo appello. Il Santo Padre è sempre disposto ad offrire tutto il suo aiuto e quello della Santa Sede per tentare di affrontare e risolvere questi problemi attraverso il dialogo, il negoziato e l’incontro». Anche perché «come già i Papi hanno ripetuto tante volte, niente è perduto con la pace e tutto può esserlo con la guerra, soprattutto se si tratta, come nella prospettiva, di una guerra atomica».

In Myanmar e Bangladesh, inoltre, Papa Bergoglio incoraggerà le esigue comunità cattoliche, una minoranza in entrambi i Paesi a maggioranza rispettivamente buddista e musulmana. «È logico che la prima attenzione, il primo interesse del Santo Padre in questo suo viaggio sarà rivolto proprio alla comunità cristiana per esprimere vicinanza, per esprimere sostegno», sottolinea il Segretario di Stato. «Nello stesso tempo, credo che il Papa incoraggerà queste comunità oltre, naturalmente, confermarle nella fede, ad essere una presenza di pace, di riconciliazione e di solidarietà all’interno della loro società, quindi a lavorare soprattutto per il bene comune, a non essere considerate estranee alla realtà dei loro Paesi, ma finalmente integrate e capaci di dare un contributo alla crescita civile e pacifica di questi Paesi».

Francesco, poi, «proporrà quello che ha sempre proposto nei Paesi dove sono presenti varie religioni, diversi gruppi religiosi, cioè il dialogo interreligioso come forma di incontro tra queste religioni e la collaborazione per il bene comune della società. L’idea, appunto, che le religioni possano dare un contributo notevole alla pace, allo sviluppo alla riconciliazione alla convivenza pacifica tra i popoli e all’interno dei Paesi si può realizzare se si uniscono insieme per lavorare in questo senso».

Un altro tema che ritornerà abbondantemente nei discorsi del Pontefice, a detta del cardinale Parolin, è quello dell’ambiente, in particolare «il rapporto tra i cambiamenti climatici e la povertà, nel senso che sono i poveri che subiscono di più gli effetti dei cambiamenti climatici». «I Paesi più poveri sono i più esposti a questi fenomeni», spiega nell’intervista, «questo capita anche in Bangladesh, dove c’è questa relazione tra la povertà, il cambiamento climatico e il degrado ambientale, anche se in quest’ultimo caso credo valga la pena di insistere, o perlomeno di ricordare, che sono stati fatti dei passi notevoli, dei buoni passi in avanti sia per quanto riguarda la cura dell’ambiente, come è stato riconosciuto dallo stesso programma delle Nazioni Unite per l’ambiente sia nella lotta alla povertà. Diversi milioni di persone sono uscite dalla situazione di estrema povertà. Questo incoraggia il Paese ad andare avanti in questa direzione senza dimenticare che ci vuole anche l’aiuto della comunità internazionale, la quale non può disinteressarsi di queste situazioni ma, appunto,deve essere lì per sostenere gli sforzi in modo tale che si esca da questa situazione di povertà e nello stesso tempo e prendersi cura dell’ambiente».

I commenti dei lettori