Apertasi giovedì sera con un videomessaggio di Papa Francesco e un'introduzione ai lavori di respiro internazionale - affidata all’arcivescovo di Manila nonché presidente di Caritas Internationalis, cardinale Luis Antonio Tagle - la settima edizione del Festival della Dottrina sociale, in corso a Verona sino a domenica 26 novembre, vede in queste ore, come da programma, il susseguirsi ininterrotto di conferenze, tavole rotonde, seminari, convegni, presentazioni, ma anche tanti incontri informali. E se è vero che sono centinaia i partecipanti che si alternano ad ogni appuntamento nelle diverse sale del Cattolica Center, non sono pochi i capannelli dove ci si scambiano esperienze magari accanto ai banchi delle cooperative sociali che espongono i frutti del loro lavoro o i loro servizi, spesso ottenuti con l'apporto di persone svantaggiate: disoccupati, disabili, persone con differenti disagi. Realtà da bei nomi come “Pane Quotidiano” (consegne alimentari a domicilio in bicicletta) o “Zeropercento” (vendita di prodotti a Km O), “Multiforme Onlus” (laboratori di cucina) o “Il Gabbiano” (lavoro agricolo e cura del verde), “L'ippogrifo” (welfare di comunità) o “Calafata” (coltivazioni biologiche e biodinamiche). Come a dire, qua e là, fiumi di parole ma anche esperienze; riflessioni di fondazione teoretica, ma pure fatti. Piccoli o grandi, egualmente importanti nel loro mettere al centro in ogni caso e sempre la persona umana, nelle sue dimensioni fondamentali: materiale, socio-relazionale, spirituale. 

 

A fare da collante, almeno idealmente, il titolo scelto per il nuovo appuntamento nella città scaligera “Fedeltà è cambiamento”. Uno slogan richiamato più volte negli interventi di apertura giovedì sera e che monsignor Adriano Vincenzi, regista della rassegna, ha spiegato così: «Se la fedeltà è il modo di rispettare la propria e l’altrui dignità, se traduce l’originaria apertura alla verità, al bello e al bene, diventa subito chiaro che la fedeltà richiede un cambiamento: per essere noi stessi in maniera sempre più compiuta chiediamo a noi stessi di cambiare». Parole in sintonia con l'augurio arrivato da Papa Francesco affinché «questa iniziativa contribuisca ad animare e sostenere la missione evangelizzatrice della Chiesa nel mondo del lavoro, dell'economia e della politica»; come pure dal messaggio di apprezzamento giunto dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha connotato la partecipazione al cambiamento «in nome del bene comune, sviluppando modelli ancorati a virtù civiche, consolidando reti di solidarietà e di comunità, promuovendo l’equità». Dunque, sin dall'inizio un evento tutt’ altro che chiuso nell’alveo ecclesiale e nell' obiettivo dichiarato di riunire «le pluralità sociali che convergono nella stessa missione, il bene comune, attraverso dibattiti sui temi più attuali», come ha sintetizzato monsignor Vincenzi, non senza sottolineare la componente internazionale che caratterizza questa edizione.

 

Una componente balzata all'occhio sin dalla prima giornata piena di ieri venerdì 24 novembre. Così, mentre di prima mattina sotto le volte della Cupola Grande, monsignor Stanislaw Skobel intratteneva l'uditorio sul ruolo della Dottrina sociale in Polonia non senza una premessa storica sulla condizione della Chiesa in difesa del popolo durante il periodo comunista e quella attuale in relazione alla politica (in ultima fila ad ascoltare anche il vescovo ausilaire di Varsavia Piotr Jarecki), attorno a mezzogiorno toccava al vescovo di Monze, della diocesi suffraganea di Lusaka, Moses Hamungole, intervenire sulla Dottrina sociale in Africa e in particolare in Zambia (quindici milioni di abitanti, dei quali circa il 30% cattolici), illustrando l'impegno che la sua Conferenza episcopale (appoggiata da quella italiana) sta perfezionando per un'azione mediatica di sostegno condivisa dalla Caritas «per una crescita in chiave moderna della Chiesa e del Paese». «L'anno prossimo sarei felice di arrivare con una delegazione europea in Zambia. Credo sarà uno dei risultati di questo Festival. Del resto sono convinto che il futuro del mondo passerà per l'Africa, specie ora che sono finiti i tempi delle Tigri asiatiche, del boom dell'America Latina e con una Europa sempre più vecchia...», ha concluso monsignor Vincenzi.

 

Nello stesso orario, a qualche centinaia di metri, nella Sala B, al convegno “Industria 4.: opportunità e paura di cambiare”, organizzato dal sindacato dei lavoratori delle aziende elettriche italiane che fanno capo alla Cisl (al Cattolica Center si è visto anche l'ex segretario Savino Pezzotta a colloquio con il deputato Ernesto Preziosi), in una tavola rotonda introdotta da Carlo Meazzi, Stefano Gheno, Andrea Gumina, Angelo Colombini insieme al vescovo di Acerra Antonio di Donna, mentre sullo sfondo scorrevano slides di grafici e tabelle, riflettevano a partire da una certezza: l'arrivo sui tavoli dei decisori pubblici del tema «innovazione» (non solo digitale) e sulla necessità di un «controllo dell'impatto sui modelli di lavoro, ma anche sociali». 

Inoltre contemporaneamente, nella non lontana sala Disco Volante, si svolgeva un singolare incontro fra direttori del personale (“Fedeltà e cambiamento verso un'ispirazione, un talento, un progetto, una responsabilità”) con Isabella Covilli Faggioli presidente della loro associazione e Riccardo Ghidella, presidente dell'Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti, l'Ucid, pronti a interrogarsi sullo spazio e il tempo , l'orizzontale e il verticale, non solo le competenze trasversali o soft skills, i ritmi del lavoro e della vita, dove echeggiavano affermazioni in chiave aziendalista («l'azienda è quella che lasciamo sul territorio oltre gli orizzonti») e personalista («valorizzare le persona anche in ottica di cambiamento»).

 

Difficile dar conto dei tanti seminari dove tra richiami alle encicliche o alle esortazioni apostoliche di Papa Bergoglio (in particolare la Laudato si' e l'Evangelii gaudium ), ma anche a precedenti documenti del Magistero, magari insieme a citazioni dagli ultimi report del World Economic Forum o rimandi ad analisi della politica internazionale (da Trump alla Merkel, a Macron, ecc.), teoria e pratica della Dottrina sociale della Chiesa (espressione coniata nel '41 da Pio XII ), sono state e continuano in queste ore ad essere oggetto di confronto e verifica dentro svariate cornici comprese quelle della finanza o del mercato bisognose di restauri importanti. Anche con particolare attenzione al “Discernimento sociale cristiano: per una fedeltà che è cambiamento”, secondo la sintesi che ha fatto da titolo venerdì pomeriggio alla tavola rotonda guidata da Diego Alonso - Lasheras, della Pontificia Università Gregoriana: che ha evidenziato le esperienze della dottrina sociale della Chiesa in tanti Paesi, con interventi di docenti specialisti - provenienti da Italia, Polonia, Francia, Svizzera, Germania, Croazia, Slovenia, Zambia - in grado di mettere in circolo le iniziative sin qui sperimentate nelle varie aree. Oppure con un approfondimento – ormai inderogabile - circa l'emergere dei cosiddetti nuovi diritti fra esigenze di giustizia e nuove sensibilità sociali, affidato ieri ad autorevoli esperti quali l'ex ministro della Salute, ora membro del Consiglio Superiore della Magistratura, Renato Balduzzi, o il sottosegretario al Ministero della Giustizia, Cosimo Maria Ferri, insieme al vicepresidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, Antonio Sangermano. 

Insomma, un confronto con pochi confini, fiducioso nella possibilità di affrontare i cambiamenti epocali rispettando la dignità umana, aspirando ad essere esperti in solidarietà guardandosi da quelle tentazioni dell'individualismo collettivista e della corruzione, contro cui ancora ieri ha messo in guardia Papa Francesco alla fine della conferenza sul lavoro in Vaticano su iniziativa del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo umano integrale. È quello che – alle prese con temi riguardanti lavoro, giovani, giustizia, sanità, economia, cultura – insieme al Pontefice, desiderano pure i moltissimi imprenditori, avvocati, medici, operai, commercialisti, giovani, insegnanti, lavoratori, provenienti da tutta Italia e da percorsi umani diversi che a Verona stanno raffrontando in questi giorni le loro esperienze quotidiane, le difficoltà nelle loro attività, discutendo le soluzioni sperimentate. 

La sensazione è quella di una modalità di incontro che consente la creazione di un network a livello personale più che l’adesione a forme di associazionismo, che è poi una delle idee-guida del Festival. «Quello che non mi piace dell'associazionismo», ha fatto sapere monsignor Vincenzi, «è che spesso vive per mantenere la sua stessa struttura. Uno schema che prima o poi si trascina in crisi. La nostra scelta è rischiosa ma funziona: non distribuiamo tessere né articoliamo una presenza costante. Si viene al Festival perché si incontra gente interessante e ci si racconta. E da questo sono nate iniziative locali, persone che si rivedono per approfondire aspetti particolari, ma senza imporre appartenenze o sottoscrizioni».

In ogni caso proprio all'associazionismo cattolico e in una rilettura di questo patrimonio per tutto il Paese legata anche alla riforma del Terzo settore è stato dedicato ieri un altro momento pubblico di grande interesse al Festival. Introdotto dal presidente e dall’amministratore delegato di Cattolica Assicurazioni, Paolo Bedoni e Alberto Minali , ha visto seguire gli interventi di Matteo Truffelli, presidente nazionale di Azione Cattolica (realtà che sta festeggiando i suoi centocinquant'anni di fedeltà nel cambiamento), Italo Sandrini del Consiglio Nazionale Acli; dei presidenti nazionali dell 'Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani (l'Agesci) , Matteo Spanò; del Centro Sporivo Italiano (Csi), Vittorio Bosio; del Centro Turistico Giovanile (Ctg), Giuseppe Marangon; del Coordinamento Enti e Associazioni di volontariato penitenziario (Seac) Laura Marignetti, moderati dal direttore di Avvenire, Marco Tarquinio. 

Un'occasione per tornare a parlare non solo del «tessuto buono capace di generare altro tessuto buono», come ha detto Truffellli, o della rete capillare di risorse che l'Italia ha a disposizione per dare concretezza a parole come sussidiarietà, solidarietà, inclusione, ma pure delle possibilità offerte dalla riforma a tutto l’associazionismo e ai suoi obiettivi per il bene del Paese (sul tema hanno lavorato ieri anche i componenti del comitato scientifico di Cattolica Assicurazioni il cui piano industriale a fine gennaio – si è saputo - evidenzierà una grande attenzione affidata ad attività tutt'altro che marginali).

Oggi, sabato 25 novembre, al Festival sarà soprattutto la giornata del mondo del lavoro, della responsabilità sociale d’impresa, della scuola. La mattina si svolgerà un confronto tra imprenditori, rappresentanti del sistema creditizio e presidenti di associazioni di categoria e di sindacati, che discuteranno di occupazione, con attenzione ai modelli di crescita economica che riducono le differenze sociali e valorizzano le persone.  

Ad aprire il convegno dal titolo “Bisogna cambiare il modo di pensare l’impresa?”, moderato da Fabio Savelli, sarà Mauro Magatti, sociologo ed economista dell’Università Cattolica di Milano. Saranno presenti tra gli altri Alberto Minali, ad di Cattolica Assicurazioni; Giulio Magagni di Iccrea Banca; Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative; Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti; Riccardo Ghidella, presidente Ucid; Gianluigi Petteni, presidente Cisl;Maurizio Faroni, direttore Generale Banco Bpm; e gli imprenditori Renato Goria, Daniele Gualdani, Amedeo Manzo. Nel pomeriggio focus su istruzione ed educazione condotto da Gabriella Facondo (“Esserci per educare… le nuove generazioni”). Con i contributi del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Valeria Fedeli, e del cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei che si propone di analizzare il mondo dell’istruzione, evidenziando le possibilità formative e le buone pratiche da promuovere, per favorire il pieno sviluppo delle nuove generazioni. Tra i partecipanti, i responsabili di tante sigle: il presidente dell' Associazione genitori scuole cattoliche, l' AgeSc, Roberto Gondero, di CdO Opere Educative Marco Masi; della Confederazione nazionale formazione aggiornamento professionale, cioé la Confap, don Marco Sabbadini; della Federazione istituti di attività educative, ovvero la Fidae Virginia Kaladic; della Federazione italiana scuole materne, la Fism, Biancamaria Girardi; del Movimento studenti cattolici-Msc Fidae Rosa Cortese. 

Mentre domenica 26 novembre, alle 10, presso il teatro Nuovo di Verona, saranno il cardinale Bassetti in dialogo con Emilio Carelli, e lo stesso Vincenzi - chiamato a trarre le conclusioni di questa edizione - a chiudere il Festival. Subito dopo, alle 12, nella basilica di Sant’Anastasia, ci sarà la messa celebrata dal Segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin.

 

Sullo sfondo resteranno scenari possibili, con i nodi emersi a Verona, così come a Cagliari alla fine del mese scorso, alla Settimana Sociale dei Cattolici. Tra il risalto meritato a buone prassi in sintonia con il Vangelo, a proposte istituzionali ormai inderogabili, ma anche dovuto a quel lavoro che non può essere né «libero, creativo, partecipativo, solidale», perché semplicemente per milioni di italiani, visibili o invisibili alle statistiche, ancora non c'è.

 

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