Ha ragione Paolo Romani: «Non è vero che è ritornato. Lui non se ne è mai andato». Come nel 1994 Silvio Berlusconi ridiscende in campo. Ha 81 anni, è cambiato il mondo, ma quando alla contro-Leopolda milanese di Forza Italia stracolma di gente, illustra il programma di governo, é il Silvio Berlusconi di sempre: «Ci vogliono meno tasse, meno Stato, meno vincoli dell’Europa. Maggiori aiuti ai più deboli, più sicurezza per tutti e più giustizia».

La sua candidatura dipenderà dal ricorso a Strasburgo ma lui è già oltre. Degli accordi con gli alleati Giorgia Meloni e Matteo Salvini è strasicuro: «Non c’è bisogno di un notaio. Dal notaio ci vai con chi non ti fidi». Non ha ancora vinto le elezioni ma già pensa alla composizione del nuovo governo: «3 ministri a Forza Italia, 3 alla Lega, 2 a Fratelli d’Italia e 12 ministri al mondo delle professioni e del lavoro, la gente del fare che farà crescere l’Italia».

Solo una cosa è cambiata da quel 1994. Il pericoloso nemico da battere. «Allora sono sceso in campo per fermare i comunisti che volevano andare al potere. Oggi c’è un altro pericolo altrettanto grave. Il Movimento 5 Stelle composto da gente che non ha né arte né parte. Guidati da un vecchio comico e da un esperto di comunicazione. Con Luigi di Maio che ha la faccia pulitina ma non ha mai fatto nulla in vita sua».

Silvio Berlusconi assicura che non è una mission impossible: «Oltre a Eugenio Scalfari il 28% della sinistra voterà per me». Alla fine una passeggiata per una come lui che rivendica pure di aver fatto finire la Guerra Fredda quando nel 2002 fece stringere la mani a Bush e Putin a Pratica di Mare e fa niente se il muro di Berlino era caduto già da 13 anni.

I commenti dei lettori