Non è proprio un parlare da preti quello che, d’impeto, don Claudio Montanaro, 42 anni, parroco di Incisa Scapaccino, travasò in un’email notturna, poco più di un anno fa, al confratello don Franco Ottonello, 68 anni, parroco di Ponzone. Il sacerdote più giovane lasciò che le mani sulla tastiera assecondassero l’istinto sollecitato da una trasmissione in cui le «Iene» di Italia Uno attribuivano un atteggiamento di eccessiva bonomia al vescovo monsignor Micchiardi, capo della diocesi in cui ricadono le competenze territoriali di entrambi i religiosi.

Don Montanaro, ritenendo che il suggeritore delle iene televisive fosse don Ottonello, si era lasciato andare allo sfogo. «Brutta Jena – aveva scritto –. Meriteresti che venissi lì a pestarti, ma sei fortunato che non picchio i vecchi». In risposta, il più anziano aveva querelato il più giovane e la faccenda, senza tanti misticismi, era finita davanti al giudice di pace con don Montanaro accusato di minacce e don Ottonello parte lesa minacciata.

Si sarebbe potuto risolvere la diatriba con il ritiro della querela, tanto più che il difensore del parroco di Incisa, avvocato Mauro Fassone, aveva rilevato, fin da subito, che «pur trattandosi di toni coloriti non consoni all’abito talare, non erano tali da configurare il reato di minaccia». Ma sanare la frattura non è stato né automatico né semplice. Don Ottonello ha preteso un passaggio in diocesi, con la mediazione pacificatrice di monsignor Micchiardi, perché fosse chiaro che non c’era nessuna «gola profonda» a supporto delle Iene e che chi si prendeva certe libertà di parola scritta doveva renderne conto prima di tutto davanti al vescovo. Così è avvenuto: il buon pastore ha favorito la riconciliazione che, però, andava ratificata dal giudice.

Si è dunque tornati in aula: don Montanaro ha ribadito le scuse a don Ottonello, che si è dichiarato disposto a ritirare la denuncia. Qui si sarebbe potuto concludere la vicenda con il proscioglimento sancito dalla formula «non doversi procedere per remissione di querela». Restava, però, la considerazione che il difensore Fassone aveva espresso già a suo tempo: «Comportamento eccessivo da parte di don Montanaro, ma non minaccioso». Come l’ha risolta il giudice Cinzia Dettori? Andando oltre il proscioglimento e pronunciando una sentenza di assoluzione perché «il fatto (non minaccia, ma ingiuria, che è stata depenalizzata, ndr) non è previsto dalla legge come reato».

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