Doveva essere una giornata di riposo, in attesa del tour de force che lo attende domani, martedì 28 novembre, con gli incontri istituzionali previsti e il discorso alle autorità politiche del Paese. Ma Francesco ha anticipato i tempi e questo pomeriggio nel palazzo dell’arcivescovado di Yangon ha incontrato i vertici militari birmani.

Si è recato a visitare l’ospite il generale Min Aung Hlaing, comandante in capo della Difesa. Sono in mano ai militari tre ministeri chiave del governo del Myanmar, quello della Difesa, quello degli Interni e quello che controlla le frontiere. Il generale Aung Hlaing era accompagnato da una piccola delegazione composta dai luogotenenti generali Tun Tun Naung, Than Tun Oo e Soe Htut, tutti in servizio al Bureau delle Operazioni speciali. Erano presenti anche il colonnello Colonel Aung Zaw Lin, in qualità di trascrittore, e un traduttore del personale della Chiesa cattolica birmana.

L’incontro è iniziato alle 17.55 e la fase del colloquio ristretto è durata quindici minuti. «Si è parlato – riferisce il portavoce vaticano Greg Burke - della grande responsabilità delle autorità del Paese in questo momento di transizione». Al termine di quella che le autorità vaticane definiscono una «visita di cortesia» c’è stato lo scambio dei doni: il Papa ha donato una medaglia del pontificato e il generale ha regalato un’arpa birmana a forma di barca e una tazza di riso decorata.

La forza dei militari, che sono responsabili della dura risposta dell’esercito contro i Rohingya, sarà ancora più evidente nella prossima giornata del viaggio, quando il Papa e il suo seguito si sposteranno nella nuova capitale del Paese, Nay Pyi Taw, costruita dal nulla in pochi decenni e abitata da un milione e mezzo di persone, per lo più funzionari militari, personale impiegato nei ministeri e i loro familiari.

È una sorta di città “proibita” ai giornalisti occidentali che non possono entrarvi. Ed è stata costruita per essere pronta ad affrontare gli attacchi: ci sono strade enormi a dieci corsie che possono essere utilizzate come piste di atterraggio e decollo per velivoli militari, il nucleo dei palazzi del potere politico e istituzionale è circondato da un fossato.

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