Il mito di Federico Fellini, regista cinematografico insignito con quattro Premi Oscar e uno alla carriera, è rivissuto per una notte alla residenza di Città del Capo dell’ambasciatore italiano Pietro Giovanni Donnici. Per celebrare la «Settimana della Cucina Italiana nel Mondo» la rete diplomatico-consolare, insieme all’Istituto di Cultura di Pretoria e alla società Dante Alighieri, hanno organizzato un evento per esaltare la nostra gastronomia rivisitando piatti e vini della tradizione romagnola attraverso la grande passione per il cibo di Federico Fellini.

Un percorso guidato da Francesca Fabbri Fellini, nipote del regista italiano, che con il libro «A tavola con Fellini - Ricette da Oscar della sorella Maddalena», ha voluto raccontare aneddoti d’infanzia, ricette e prelibatezze amate dallo zio raffigurate attraverso le fotografie di Graziano Villa. In cucina Giorgio Nava, chef italiano, da più di dieci anni trasformatosi in un punto di riferimento per la cultura culinaria di Città del Capo, ha preparato cappelletti in brodo e polpette, due tra i piatti preferiti dal regista italiano. Zuppa inglese per il gran finale.

«Il posto d’onore nel suo cuore era occupato dalla zuppa inglese e dalla meringa fatta in casa preparata da nonna Ida (la mamma di Fellini, ndr) che metteva l’impasto in un rotolo di una pagina del Corriere Padano» ha spiegato a La Stampa Federica Fellini. Un dettaglio non da poco per Fellini che esaltava quel retrogusto antico legato al territorio tanto da scherzare che se l’impasto fosse stato incartato nel New York Times non avrebbe avuto lo stesso sapore.

Una passione, quella gastronomica, presente anche nei principali film del regista cinematografico. Da Amarcord a Otto e mezzo. «In Amarcord il cibo ha una chiave consolatoria, le scene culinarie erano tutte vere – spiega Francesca Fabbri Fellini, nipote dello scomparso regista - la famiglia in cucina mangiava veramente la minestra. Nel film Roma furono assunti 20 cuochi per soddisfare le comparse a cui vennero servite lumache, trippa e fettuccine alle vongole».

Perché la decisione di scrivere un libro? «Ho voluto raccontare l’impatto che la gastronomia ha avuto nel mondo di mio zio, il libro è stato scritto inizialmente da mia madre nel 2003, ma nel 2013 ho voluto rieditarlo aggiungendo momenti di vita vissuti dallo zio Chicco, all’interno dei quali emerge sempre la presenza della buona cucina – ha detto a La Stampa la nipote di Fellini – nella nostra famiglia il cibo è stato un elemento capace di aumentare esponenzialmente il nostro affetto per la famiglia e per la nostra terra».

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