È uno dei protagonisti del teatro italiano della seconda metà del Novecento grazie alla sua multiforme attività di drammaturgo, regista, attore, ricercatore di tradizioni popolari e sperimentatore. Luciano Nattino ha chiuso il sipario su questa esistenza nella notte tra giovedì e venerdì, all’eta di 68 anni dopo aver a lungo lottato contro la Sla. Una malattia affrontata con coraggio e lucidità, tanto da farne oggetto di un brillante testo teatrale «Un regalo fuori orario» (scritto con lo stesso programma utilizzato da Stephen Hawking) presentato nel 2014 ad Asti Teatro.

Formazione di alto livello (laurea con lode alla Bocconi di Milano), sempre attento a quanto accade nel mondo, fin dal principio Nattino partecipa alla riflessione su come realizzare un mondo migliore. Dalle riunioni giovanili nella parrocchia del popolare rione San Pietro all’impegno in politica il passo per lui è più che naturale. Nei primi anni ’70 l’impegno si traduce anche in attività rivolta alla gente con azioni di «agit prop». Nasce così, dall’incontro tra giovani creativi e impegnati, il Collettivo Gramsci, che avrebbe dato origine nel 1978 a una compagnia professionale, il Magopovero, tra i protagonisti di un tipo di scena che sarebbe stato indicato come «terzo teatro» seguendo le riflessioni di Eugenio Barba. Vanno in scena spettacoli come «Moby Dick» (con musiche di Paolo Conte) e «On the road», «Off limits», «Pietre», «Scaramouche», «Galileo», «Balene».

All’attività artistica affianca anche l’impegno politico, come dirigente del Pci provinciale e come assessore comunale all’Istruzione.

Nattino, inoltre, ha un ruolo importante nella promozione delle attività culturali in città, sia del Teatro Alfieri di Asti, sia di un circuito alternativo e di ricerca (ad esempio la rassegna «Cinque sbarrato») fino a diventare uno dei principali promotori di Asti Teatro nel 1979. Un rapporto tormentato quello con il festival, con allontanamenti e riavvicinamenti (tra l’87 e l’89 la compagnia avrebbe curato la sezione Off al Michelerio, per poi ritirarsi sull’«Aventino» di Castel Burio), fino a diventarne direttore artistico nel 1997.

Intanto Nattino fonda, con Marco Baliani e altri, il Premio Scenario, di rilievo nazionale (patrocinato dall’ETI) rivolto alle nuove generazioni artistiche. Dal 1988 al 1996 è direttore artistico delle iniziative teatrali della città di Voghera.

Il Magopovero ha un’ulteriore evoluzione diventando Casa degli Alfieri e lasciando Asti, dove aveva sempre avuto sede, per creare una «comune» teatrale», esperimento di convivenza creativa e centro di produzione, a cascina Bertolina di Castagnole Monferrato.

In questi anni Nattino scrive testi teatrali legati alle peculiarità espressive dei componenti e affrontando un ampio ventaglio di temi in cui al centro c’è sempre una presa di coscienza a partire da una situazione nota, ma non fino in fondo. Ogni spettacolo, inoltre, ha almeno un richiamo a quelli precedenti. Nascono così pietre miliari come «Van Gogh» e «La fortezza vuota». Con uno dei punti di riferimento, Judith Malina del Living Theatre, in scena con Lorenza Zambon, Nattino elabora «Maudie e Jane» da Doris Lessing, che avrebbe ricevuto un Premio Ubu. Con l’attrice statunitense come regista porta in scena «Chisciotte».

Come attore, porta in scena per diversi anni un testo contro la pena di morte, «Mi uccideranno in maggio», una versione «confidenziale» de «L’uomo dal fiore in bocca» e uno spettacolo «boschivo» ovvero «Le masche». È anche uno degli interessi sviluppati maggiormente negli ultimi anni, l’attenzione per le tradizioni popolari del territorio. Questa attenzione avrebbe dato origine all’Archivio della teatralità popolare, e uno degli esempi principali di un nuovo modo di intendere la drammaturgia come «Le 18 ore della passione» e alla rassegna «Cuntè Munfrà» condiretta con Massimo Barbero del Teatro degli Acerbi. L’attenzione al territorio lo porta ad accogliere con gioia la presidenza dell’associazione «Astigiani» che pubblica un trimestrale dedicato al territorio. Si dedica inoltre alla rivalutazione della favola natalizia di Gelindo, di cui ha elaborato una versione teatrale «a veglia», e un manifesto per sostituire Babbo Natale con il pastore monferrino al cospetto del bambin Gesù.

Significativa inoltre la collaborazione con il Teatro degli Acerbi con spettacoli come «Sacco e Vanzetti», «Renzo Tramaglino, sposo promesso», «Francesco sulla strada», «Il mago di Oz», «Francesca e l’eroe», «Com’è facile il naufragio!», «Zuppa di latte (supa ‘d lait), Aspetand Carlin» dedicato a Carlin Petrini.

Negli ultimi anni Nattino, che ama definirsi «camminatore di domande» ispira anche il «Cortile dei dubbiosi», incontri fra uomini di fede e non credenti organizzato con il progetto culturale della Diocesi di Asti. E dopo 18 anni di matrimonio civile sposa l’amata Alba con rito religioso.

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