Finisce in carcere Loris Giuliano Grancini, capo dei Viking, il gruppo ultras della Juventus. Deve scontare un cumulo di pene di 13 anni e 11 mesi, tra cui una condanna a 11 anni per un tentato omicidio con arma da fuoco, avvenuto 11 anni fa, in piazza Morbegno a Milano, davanti all’allora bar Los Hermanos.

Il 5 ottobre del 2006, Grancini, operaio 44enne e giocatore professionista di poker, con l’aiuto dell’amico Pasquale Romeo, già condannato a 9 anni in abbreviato, prova a uccidere a colpi di pistola Massimo Merafino. Per l’accusa, la causa è una ritorsione per una lite che si era verificata in un altro bar della città. In seguito, secondo gli inquirenti, il 44enne minaccia e ferisce con una coltellata al polpaccio anche un amico della vittima, Antonio Genova, aggredito davanti a un bar ritrovo di tifosi bianconeri, perché non testimoniasse contro di lui.

I carabinieri hanno arrestato il capo ultras martedì pomeriggio, mentre era nella sua abitazione a Cernusco sul Naviglio, su ordine di carcerazione della procura generale di Milano, emesso perché la condanna nei suoi confronti è divenuta definitiva, dopo la conferma della Corte di Cassazione.

Grancini è già noto alle cronache e dagli investigatori è considerato vicino alla ‘ndrangheta e cosa nostra. Nel 1998 riesce a scampare a una sparatoria, un regolamento di conti per uno sgarro sentimentale, in viale Faenza, nella zona della Barona. Di recente, il suo nome emerge nelle inchieste sul suicidio di un capo ultras a Torino e sulle infiltrazioni delle cosche calabresi nel marketing bianconero. L’estate scorsa finisce di nuovo nel registro degli indagati per tentata estorsione al titolare di una società di eventi sportivi. Secondo gli investigatori, lo avrebbe minacciato obbligandolo “a procurare biglietti” per diverse partite, tra cui il match di Champions League tra Juventus e Real Madrid. Ad aprile scorso viene colpito da un Daspo di 8 anni, dopo alcune denunce per istigazione a delinquere.

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