Il biotestamento sarà legge entro l’anno ma lo Ius soli finirà su un binario morto. Sarà questa la sua sorte, malgrado il Pd dica che si farà di tutto per approvarlo. Perché mancando i numeri sulla legge della cittadinanza, il risultato per loro doppiamente negativo di un ricorso alla fiducia sarebbe una bocciatura della norma sui diritti e la trasformazione di Paolo Gentiloni in premier dimissionario nel momento di massima incertezza sui futuri assetti istituzionali post-voto.

Il primo blitz, quello di mettere al primo punto il biotestamento, è stato dunque attuato ieri da Luigi Zanda in capigruppo, malgrado quelli di Mdp vadano dicendo che l’iniziativa sia stata di Grasso: ciò significa che è già querelle tra Pd e Liberi e Uguali sulla paternità politica del biotestamento, da poter sbandierare in campagna elettorale. La legge infatti viene già data per approvata, malgrado il no della Lega, di Fi e dei centristi di Alfano: «Bisogna valutare nel merito questo testo e il suo avvicinarsi o meno a posizioni di eutanasia», dice il ministro.

Canguri e voti segreti

Spaventano poco le decine di voti segreti che potrebbero aprirsi e i trabocchetti per far passare anche un solo emendamento con l’effetto di rispedire la legge alla Camera e affossarla. I Dem pensano che se succedesse qualcosa verrebbe imputata non alla sinistra, straconvinta di questa riforma, ma ai 5 Stelle. Fatto sta che l’ostruzionismo della Lega ha già fatto slittare il primo voto sulle pregiudiziali di costituzionalità da ieri sera ad oggi.

Quindi il secondo blitz sul “fine vita” sarà deciso stamane: dopo le 9 saranno chiari i numeri degli emendamenti, che in commissione erano già tremila. Se sarà possibile superare l’ostruzionismo e i voti segreti con un “maxi canguro”, ovvero con uno o più maxi-emendamenti, se non con la «tagliola» in uso al Presidente, i renziani proveranno a chiudere i giochi rapidamente. Fosse per loro, già domani, ma è impossibile. L’intento è sbarrare la strada «a chi magari vorrebbe allungare il brodo per allungare pure la legislatura fino a gennaio, ritardando la data del voto delle politiche».

I vitalizi fuori dall’agenda

E se questo è il clima che nei saloni ovattati di Palazzo Madama circonda una legge sui diritti attesa da anni, si può capire quanto siano nulle le possibilità che veda la luce lo ius soli. Al Senato lo sanno tutti, malgrado la conferenza dei capigruppo abbia infilato nel calendario - da cui invece sono spariti definitivamente i vitalizi - anche questa legge. Chiesta a piena voce da tutta la sinistra, quella di Grasso e quella di Pisapia e compagni. Che ora battono i pugni per il flop dello Ius soli e minacciano di non allearsi più col Pd alle politiche. Il calendario lascia poche sedute a disposizione prima di Natale. Da oggi c’è il biotestamento, domani tutti gli occhi saranno proiettati sul decreto dei collegi che riguarda il futuro di big e peones. E che entro il 9 dicembre andrà «licenziato» con un parere della prima commissione, come avviene anche alla Camera. Da martedì si voterà a oltranza, dalle 9 alle 22 e la previsione non è rosea sui tempi. In ogni caso, dopo il biotestamento, entro il 19 dicembre, si dovrà approvare il nuovo regolamento del Senato: che comprende una rivoluzione nel processo legislativo e lo stop ai cambi di casacca. Prima del 22 dicembre dovrà essere votata l’ultima fiducia sulla manovra economica che ritornerà dalla Camera in terza lettura. E poi saranno finiti i giochi. Perché a sentire il tam tam del Palazzo, ci sarebbe già un’intesa ai massimi livelli per chiudere la legislatura a fine anno.

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