Il blitz è scattato questa mattina. Oltre 130 uomini della Polizia, appartenenti alle Squadre Mobili di Palermo e Trapani, e allo Sco, il Servizio Centrale Operativo del Viminale, hanno fatto irruzioni nelle abitazioni e nei possedimenti di 30 persone, tutte residenti a Castelvetrano.

Reato contestato quello della «procurata inosservanza di pena» aggravata dall’art.7 ossia il favoreggiamento all’organizzazione criminale Cosa nostra. In altri termini si tratta di soggetti sospettati di favorire la latitanza del boss mafioso Matteo Messina Denaro, 55 anni, latitante dal giugno del 1993, condannato a vari ergastoli per stragi e delitti.

L’ultimo processo che sta subendo si sta svolgendo a Caltanissetta, imputato perché mandante della strage mafiosa di via D’Amelio a Palermo, quella che il 19 luglio del 1992 segnò la morte del procuratore aggiunto di Palermo Paolo Borsellino e dei suoi cinque agenti della scorta.

Il tritolo per via D’Amelio arrivava da Trapani, Messina Denaro se lo fece consegnare dal capo mafia Vincenzo Virga, era lo stesso tritolo usato per la strage di Pizzolungo del 2 aprile 1985 e per il fallito attentato all’Addaura del 1989 contro Giovanni Falcone. I soggetti oggi perquisiti sono stati arrestati per mafia, o hanno avuto collegamenti e frequentazioni con appartenenti a «Cosa nostra», persone che, storicamente, sono state in stretti rapporti con il latitante Matteo Messina Denaro. Ora la Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, su segnalazione della Polizia di Stato, li ha sottoposti a una nuova indagine perché sospettati di agevolare la latitanza del capomafia della provincia di Trapani.

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