Le piantine delle regioni d’Italia ingrandite per l’occasione e suddivise tra collegi della Camera e del Senato, con nomi, cognomi e appartenenze, sono infilate in una cartellina che ben pochi finora hanno potuto vedere, solo quelli che contano del giglio magico renziano. La mappa delle candidature, ancora suscettibile di molte correzioni, ha già preso forma: gran parte dei candidati, di cui la gran parte ignari, figurano già assegnati ad una zona se non addirittura a dei collegi precisi. E se la fotografia restituita da chi ha letto questi elenchi appare quella di un dossier già istruito a un mese dalla chiusura delle liste elettorali, di certo questa prima lista dei candidati farà a breve il giro vorticoso nel tormentato mondo dei Dem.

I gruppi

Il team delle candidature che pare faccia capo a Luca Lotti, che alla fine lascerà l’ultima parola a Matteo Renzi, ha suddiviso i collegi in quattro gruppi: al primo posto i «collegi sicuri», seguiti dalla categoria «collegi contendibili, verso-vinti», questa la dizione colorita per dare l’idea di una partita quasi scontata. La classe successiva è quella dei «collegi contendibili, verso-persi», dove bisogna giocarsela senza troppe speranze. Per finire con l’ultima categoria «collegi persi», girone dantesco dove ovviamente nessuno vuole finire bruciato. Ma accanto ai collegi figurano poi i cosiddetti «listini», ovvero quel breve elenco di nomi che si contano sulle dita di una mano, che spiccano nella quota proporzionale della scheda elettorale. Il primo posto e anche il secondo dei listini sono spesso sicuri ed è quello il paracadute concesso ai big che andranno a rischiare l’osso del collo in collegi affatto certi sulla carta.

I grandi

E dunque, partendo dall’alto, il nome di Matteo Renzi, figura nella piantina nel collegio di Firenze città e potrebbe campeggiare anche nei listini di Torino, Milano e Napoli. Il premier Paolo Gentiloni farà la sua battaglia in un collegio di Roma, così come il vicepresidente della Camera, Roberto Giachetti e Matteo Orfini. Chi non si doterà di «paracadute» nei listini sarà proprio Luca Lotti, candidato solo nel collegio di Empoli (considerato però blindato). Boschi pare destinata nel collegio di Ercolano e forse nei listini della Campania. Dario Franceschini di certo ci sarà (le deroghe ai tre mandati in Parlamento valgono per tutti i ministri e i graduati del Pd) e correrà nella sua Ferrara, coperto dalla presenza nei listini dell’Emilia. Andrea Orlando correrà tra genova e La Spezia, Gianni Cuperlo in un collegio sicuro dell’Emilia o in un listino a Roma, Michele Emiliano In Puglia.

A Firenze saranno candidati anche la senatrice Rosa Maria De Giorgi e David Ermini, che avrà il suo paracadute nei listini della sua zona, il Valdarno fiorentino. Il tesoriere Bonifazi, se pur toscano, pare sarà candidato a Torino dove è stato già eletto, mentre in Toscana resterà il sottosegretario Giacomelli e il segretario regionale Dario Parrini. Così come la ministra Fedeli e il plenipotenziario di Renzi al Senato, Andrea Marcucci, destinato al collegio di Lucca Massa Carrara (a rischio) e ai listini circostanti come tutela. Anche Lorenzo Guerini avrà il suo paracadute nei listini, gareggiando in quel di Lodi dove nulla è scontato. In Lombardia ci saranno anche il ministro Martina, Emanuele Fiano e il segretario del Pd regionale, Alfieri. A Trieste correrà il capogruppo Ettore Rosato, mentre la governatrice Debora Serracchiani dovrebbe avere un collegio senatoriale che copre tutto il Friuli Venezia Giulia. Graziano Delrio correrà a Reggio Emilia. Torneranno da Bruxelles le europarlamentari Simona Bonafè, che correrà a Scandicci, Alessandra Moretti nel Veneto e Pina Picierno in Campania. In Calabria spiccherà il nome di Marco Minniti, in Sicilia sarà candidato il sottosegretario Davide Faraone. Tra le new entries, ricorrono i nomi di Lucia Annibali, l’avvocatessa sfregiata dall’acido protagonista di battaglie contro la violenza sulle donne, salita sul palco alla Leopolda e dell’astronauta Samantha Cristoforetti.

I cespugli

Ora, come avvenne ai tempi del Mattarellum (quando piazza Santi Apostoli, sede dell’Ulivo era teatro di trattative notturne a oltranza tra le varie sigle), anche stavolta la coalizione bonsai messa in piedi da Renzi obbligherà il leader a fare buon viso a cattivo gioco. Visto che in molti casi la vittoria dei collegi si decide sui decimali, il potere dei piccoli cresce a dismisura. Malgrado ciò il Pd - tolta la trentina di collegi da destinare alle minoranze interne - almeno ad oggi non vorrebbe concedere più di una ventina di candidature tra tutti i gruppi extra Dem: che saranno molti. Nella lista dell’Ulivo bonsai battezzata oggi (si chiamerà Insieme) appaiono personaggi come il prodiano Giulio Santagata, Bonelli per i Verdi, Nencini per i socialisti e qualche sindaco ex Sel. Quella centrista avrà di certo Casini, Lorenzin, Galletti e Dellai. Poi ci sarà la lista Bonino, con Della Vedova e Cappato...

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