Papa Francesco ha ricevuto questa mattina il presidente boliviano Evo Morales, ad un mese esatto dall’inizio di un viaggio che, dal 15 al 22 gennaio 2018, lo porterà in Cile (paese con il quale la Bolivia ha un contenzioso relativo all’accesso al mare) e Perù.

 

«Hermano Papa, buen dia! Fratello Papa buon giorno!», ha detto il presidente boliviano. «Evo!», lo ha salutato, per nome, Jorge Mario Bergoglio. Morales, a quanto hanno potuto sentire i giornalisti ammessi all'inizio dell'incontro, ha fatto i suoi complimenti al Papa: «Sembra ringiovanito!», e il Pontefice argentino ha risposto: «Si, lo dicono tutti, il lavoro fa bene». L’udienza a porte chiuse è durata 28 minuti. Morales ha poi incontrato il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, e monsignor Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati, il quale peraltro ieri aveva ricevuto per quasi un’ora il sottosegretario agli Esteri del Cile, Edgardo Riveros Marín.

 

«Nel corso dei colloqui, che si sono svolti in un clima cordiale – ha riferito la Sala Stampa della Santa Sede – è stato espresso apprezzamento per il contributo che la Chiesa ha dato e continua ad assicurare in favore del progresso umano, sociale e culturale della popolazione del Paese e si è fatto cenno all’attualizzazione del regime pattizio tra la Santa Sede e la Bolivia. Inoltre, sono stati evocati alcuni temi attuali di comune interesse».

 

Evo Morales e Papa Francesco si incontravano per la quinta volta dall’inizio del pontificato. Jorge Mario Bergoglio ha ricevuto tre volte il presidente boliviano (una prima udienza ufficiale e altri due incontri in occasione di una riunione in Vaticano dei Movimenti popolari e di una conferenza sui modelli economici e sociali di sviluppo) ed è stato ricevuto da Morales quando ha visitato la Bolivia nel 2015. Il presidente boliviano in queste occasioni ha fatto al Papa regali che hanno catturato l’attenzione dell’opinione pubblica come libri sulle foglie di coca, un busto di un leader anticoloniale indio o un crocifisso ligneo su falce e martello tratto dal disegno del gesuita martire Luis Espinal. Questa volta Morales e il Papa non si sono scambiati doni.

 

Domani, peraltro, il Papa riceve Lenín Moreno Garcés, presidente della Repubblica dell’Ecuador.

 

In un appuntamento mattutino con la stampa ispanofona prima dell’udienza papale, Evo Morales – che non ha poi incontrato i giornalisti successivamente – aveva spiegato che con Francesco non c’era «un’agenda definita». «Ascoltare il fratello Papa Francesco è sempre importante – ha detto il presidente boliviano a quanto riportato dall’agenzia Efe – abbiamo con lui grande coincidenza di pensiero e di sentimento sull’umanità» e «per me questa riunione è un’allegria, è solo per potergli esprimere nuove idee e iniziative».

 

Alla vigilia del viaggio, in realtà, la Agenzia Boliviana de Informacion sottolineava da La Paz che l’incontro odierno avveniva «prima della visita del Sommo Pontefice in Cile, paese con il quale la Bolivia cerca di risolvere un secolare contenzioso marittimo che pende davanti alla Corte internazionale di giustizia», alla quale entrambi i paesi hanno consegnato le rispettive memorie e si preparano a iniziare l’anno prossimo le argomentazioni orali, per «negoziare un’uscita sovrana verso il Pacifico». Il ministro degli Esteri boliviano, Fernando Huanacuni, prima di giungere a Roma aveva anche preannunciato che il tema sarebbe stato trattato con il Papa. E tra la delegazione che ha accompagnato Morales dal Papa, oggi, vi era anche Eduardo Rodriguez Veltse, rappresentante del governo boliviano alla Corte dell’Aja.

 

Dopo l’udienza odierna, Morales sul suo account Twitter ha fatto esplicito riferimento alla controversia con l’uso dell’hastag #MarParaBolivia, mare per la Bolivia: «Molto grato e con grande umiltà abbiamo partecipato, in Vaticano, al nostro quinto incontro dal 2013 con il fratello Francesco, il Papa dei poveri. La Bolivia ha ancora ricordi molto emozionanti della sua visita nel luglio del 2015 e il suo sostegno al processo di cambiamento e di #MarParaBolivia».

Con dichiarazioni respinte a stretto giro di posta da Evo Morales, peraltro, il mese scorso, l’ambasciatore cileno presso la Santa Sede, Mariano Fernandez, aveva chiesto «non solo al Papa, ma a qualsiasi persona, agli amici all’opinione pubblica» di «astenersi dal prendere posizione sino a quando non si sarà pronunciato il Tribunale dell’Aja».

 

Durante il suo viaggio in Bolivia nel luglio del 2015, Papa Francesco, in un passaggio dell’omelia nella cattedrale di La Paz, aveva detto che «lo sviluppo della diplomazia con i Paesi vicini, al fine di evitare conflitti tra popoli fratelli e contribuire al dialogo franco e aperto sui problemi, è oggi indispensabile. E sto pensando qui, sul mare: dialogo, è indispensabile. Costruire ponti invece di alzare muri». 

Nella conferenza stampa sul volo di ritorno a Roma, Bergoglio era tornato sul tema precisando: «In questo momento devo essere molto rispettoso di questo, perché la Bolivia ha presentato un ricorso al Tribunale internazionale. Allora, se io in questo momento faccio un commento — io sono capo di uno Stato — potrebbe essere interpretato come un’intromissione o una pressione. Devo essere molto rispettoso della decisione che ha preso il popolo boliviano che ha fatto questo ricorso». E ancora: «Io, nella cattedrale della Bolivia, ho toccato questo tema in modo molto delicato, tenendo conto della situazione di ricorso al tribunale internazionale. Ricordo perfettamente il contesto: “I fratelli devono dialogare, i popoli latinoamericani dialogano per creare la patria grande, il dialogo è necessario”. Lì mi sono fermato, ho fatto silenzio, e ho detto: “Penso al mare”. E ho continuato: “Dialogo e dialogo”. Voglio che sia chiaro che il mio intervento è stato un ricordare questo problema, ma rispettando la situazione come si presenta ora. Stando in un Tribunale internazionale, non si può parlare di mediazione, né di facilitazione, bisogna aspettare».

 

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Francesco visiterà il Cile dal 15 al 18 gennaio prossimi e continuerà poi il viaggio in Perù dal 18 al 21 gennaio. Il Pontefice argentino ha già visitato, in America latina, il Brasile (2013), Ecuador, Bolivia e Paraguay e Cuba (2015), Messico (2016) e, quest’anno, Colombia.

 

Morales, ex leader sindacale dei cocalero boliviani e primo presidente indigeno, è stato eletto nel 2006 e confermato nel 2009 e nel 2014. Ha perso il referendum che gli avrebbe permesso di essere nuovamente eletto per un quarto mandato. A dicembre scorso il suo partito, il Movimiento al Socialismo, ha comunque approvato all’unanimità la sua ricandidatura per le elezioni che si terranno nel 2019.

 

Nei giorni scorsi Morales ha preso parte ad un vertice sul clima voluto a Parigi dal presidente francese Emmanuel Macron. In quell’occasione, il presidente Boliviano ha chiesto ai Paesi sviluppati di pagare il «debito climatico» ed ha proposto la creazione di un tribunale di giustizia ambientale che sanzioni chi non rispetta i propri impegni in materia. Il presidente boliviano se l’era in presa in particolare con il presidente degli Stati Uniti: «Trump dice di voler tornare sulla Luna e conquistare Marte: a cosa gli serve sprecare milioni di dollari per visitare altri pianeti quando distrugge il pianeta terra? Gli Stati Uniti hanno un debito con il mondo e devono contribuire alla eliminazione dei gas a effetto serra».

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