Dalla «vanità autoreferenziale», da contrastare evitando di «guardarsi allo specchio», al desiderio di visitare il Giappone. Dall’importanza delle religioni che «non sono un’invenzione teatrale» e dove si annida sempre qualche elemento di fondamentalismo, alla questione migratoria che è «la più grande tragedia dopo la Seconda Guerra mondiale». Poi l’appello per difendere il clima pensando alla deforestazione dell’Amazzonia, per lottare contro la povertà, l’incoraggiamento ad una educazione che sia «al servizio degli altri», la preoccupazione per «i giovani senza radici». Papa Francesco dialoga per circa un’ora in videocollegamento con gli studenti dell’Università Sophia di Tokyo guidata dai gesuiti. Delle centinaia di domande che i ragazzi avevano inviato per il Pontefice ne sono state scelte solo otto. Il dialogo è riportato quasi integralmente da Vatican News.

Bergoglio parte da una confessione personale: «Cerco di non guardarmi mai allo specchio». Perché? Perché la vanità è sempre in agguato: «È una cosa da cui ti devi guardare costantemente, ti può afferrare ovunque», confida il Papa ad uno studente che domandava che immagine ha di se. «Quando ci pettiniamo, ci laviamo il viso, ci guardiamo allo specchio. Ma quando lo specchio diventa parte della tua vita, inizi a dialogare con lo specchio, in un atteggiamento quasi o totalmente narcisistico, arrivi ad una patologia di auto-referenzialità», afferma Francesco. «Penso – aggiunge - che dobbiamo stare molto attenti quando cerchiamo di giudicare noi stessi. Dobbiamo fare attenzione a non cadere nella valutazione dello specchio perché ci ingannerà, ci ingannerà sempre».

Quindi piuttosto che fissare la sua immagine riflessa, il Papa argentino preferisce guardarsi «dentro le cose che ho sentito durante il giorno, nelle cose che sono accadute dentro di me per giudicare me stesso per quello che ho fatto, per la decisione che ho preso, per un atteggiamento che ho avuto». L’immagine che questa riflessione restituisce è nitida: «Un peccatore che Dio ha amato molto e che lo ama ancora», confessa il Papa. «E questo mi rende molto felice».

Altrettanto felice lo rende lo stare in mezzo alla gente. È questa la più grande gioia da quando è stato eletto quella sera del 13 marzo 2013. «Sono molto felice quando posso stare e parlare con le persone, in special modo con i bambini, con gli anziani, con gli ammalati. Mi aiuta molto stare con le persone. Questo mi rende più giovane e mi rende felice, mi dà molta gioia».

Papa Francesco parla poi di educazione, rispondendo ad una domanda relativa ad un’istruzione che mira a costruire una società competitiva, a sfornare uomini e donne che come obiettivo hanno solo quello di fare carriera. L’educazione è tutt’altro, spiega Bergoglio: «Invece di farti crescere ti fa diminuire, è al servizio della meritocrazia. Il merito è molto importante, ma quando voi ponete al centro di tutto il merito è già una società meritocratica, nella quale per riuscire a volte si arriva a cose molto brutte». «L’educazione che non guarda al servizio degli altri è un’educazione che va verso il fallimento», ammonisce il Papa, «è un’educazione involutiva, che guarda a se stessa, e questo è pericoloso».

Il Vescovo di Roma osserva con preoccupazione anche ai giovani che rischiano di «perdere le radici»: «Le radici culturali, le radici storiche, le radici familiari, le radici umane». La via più adatta per ritrovarle è quella sempre proposta del dialogo tra le generazioni; quindi riscoprire la saggezza degli anziani per recuperare storia e memoria. «Quelle radici di fronte alla sfida del presente daranno frutti, domani fioriranno». I giovani, poi, aggiunge Francesco, «non possono essere fermi, dovrebbero sempre essere in movimento» e andare sempre più avanti perché con loro «il mondo cambia completamente!».

Nel video colloquio anche un cenno sulle religioni, alla loro importanza per mantenere l’equilibrio di popoli e nazioni e al rischio di scadere in una deriva fondamentalista. «La religione non è un’invenzione teatrale», spiega Bergoglio, «ogni religione ti fa crescere». Basti pensare ai grandi uomini e alle grandi donne della storia dell’umanità: «Sono state persone che erano religiose». «Ogni vera e autentica dimensione religiosa ti fa crescere e, inoltre, mentre ti insegna a trascendere te stesso, ti insegna anche a porti al servizio degli altri». «Se troviamo una persona che dice di essere religiosa e non cresce e non è al servizio degli altri, quella persona non è religiosa, è idolatra. Cerca guadagni in quella posizione religiosa», insiste il Papa. In particolare «se un cristiano non adora Dio e non serve gli altri, non è un cristiano», chiosa il Pontefice. E sul fenomeno dei fondamentalismi ribadisce: «Ogni confessione religiosa ha un piccolo gruppo fondamentalista che non risponde all’ideale religioso» e porta a gesti estremisti.

Papa Francesco affronta anche due temi a lui cari: l’ambiente e i rifugiati. «Oggi l’umanità si trova di fronte a un’opzione obbligatoria. O prende sul serio in considerazione l’ambiente o va verso il limite della distruzione dell’umanità» avverte, memore delle parole di alcuni capi di Stato dell’Oceania ricevuti in Vaticano che gli riferivano del dramma di isole destinate a scomparire tra 20 anni, perché il mare è aumentato a causa del riscaldamento globale. «Dobbiamo essere responsabili e prenderci cura della nostra Terra», dice Francesco.

Che lancia anche un allarme per la deforestazione dell’Amazzonia o di altre grandi foreste, ossigeno dell’umanità: questo creerebbe «un enorme squilibrio». E andrebbe a gonfiare solo le tasche di pochi: «Non possiamo servire solo il denaro!», rimarca con fermezza Bergoglio, «sembra che l’unica cosa che conti siano le finanze e il denaro. Sono al centro dell’interesse. E tutto è sacrificato per questo». Inoltre, «lo squilibrio ecologico influisce sulle disuguaglianze sociali», crea cioè nuove povertà.

Sulla questione dei rifugiati il Papa ribadisce che «oggi è un problema di particolare rilevanza», nonché «la più grande tragedia dopo la Seconda Guerra Mondiale». È un’emergenza che va affrontata, anche perché una persona in fuga da fame, violenze, guerra «non può essere rifiutata». È appunto «una persona» da accogliere e «integrare» garantendogli «un’istruzione e un lavoro» senza relegarla in un ghetto. Proprio l’isolamento, mette in guardia il Pontefice, può creare problemi contro la pace fomentando i gruppi terroristici. Premesso questo, il Papa è chiaro: «Il migrante deve rispettare le leggi di quella società che lo riceve, la sua storia». Di qui il rammarico per l’inverno demografico dell’Europa: «Gli europei non hanno figli. E quello spazio prima o poi sarà occupato da quelli che verranno».

In conclusione il Papa esprime il desiderio di visitare il Giappone e il suo popolo: un popolo ricco di «ideali», di «profonda capacità religiosa», un popolo «lavoratore», «che ha sofferto molto», ma al contempo un popolo caratterizzato da problematiche come «eccessiva concorrenza», «competitività», dal «consumo» sfrenato e «un’eccessiva meritocrazia». Il Giappone, conclude il Papa, «è un grande Paese, lo ammiro. Certo che mi piacerebbe venire. Ho già ricevuto un invito ufficiale. Non so se posso venire presto o no, perché ho molti viaggi da fare. Ma è un popolo che amo moltissimo. E sono felice che abbia queste iniziative per dialogare, per cercare...».

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