È dal dicembre 2014 che l’annuale discorso natalizio del Papa ai cardinali e ai capi dicastero della Curia romana fa notizia per le sferzate, seppur dette con il volto bonario, che Francesco non risparmia ai suoi collaboratori d’Oltretevere. Ma di quello pronunciato ieri nella Sala Clementina è destinato a rimanere nella memoria la menzione pubblica e dichiarata dei «traditori di fiducia», cioè di coloro ai quali era stato affidato un qualche ruolo nella riforma e si sono lasciati «corrompere dall’ambizione o dalla vanagloria». E dopo essere stati «delicatamente» allontanati si presentano «erroneamente martiri del sistema, del “Papa non informato”, della “vecchia guardia”».

La lettura più semplificata che identifica i «buoni» nei riformatori bergogliani e i «cattivi» in coloro che resistono alle riforme in questo caso non regge, perché nelle parole del Pontefice si legge la delusione per l’essersi sentito «tradito» proprio da chi aveva ricevuto molta fiducia. Due anni sono ormai passati da Vatileaks 2, la massiccia fuga di documenti che ha visto protagonista il monsignore spagnolo Lucio Angel Vallejo Balda, al quale erano state affidate grandi responsabilità e poteri nell’organizzare l’approfondito screening degli enti economici e amministrativi vaticani, ma che non ha retto psicologicamente alla mancata nomina a numero due del cardinale George Pell nella Segreteria per l’Economia e ha quindi deciso di rendere pubblici centinaia di documenti raccolti proprio al fine di attuare le riforme necessarie.

Più probabile che le parole di Bergoglio si riferiscano ai casi più recenti, primo fra tutti quello del Revisore generale della Santa Sede, Libero Milone, dimessosi misteriosamente lo scorso giugno. Dopo l’estate, Milone ha dichiarato a un gruppo di giornalisti di non aver spontaneamente rinunciato all’incarico ma di esservi stato costretto, dicendosi vittima del «vecchio potere», parlando di «loschi giochi» e lasciando intendere che il Papa non fosse adeguatamente informato. Una sortita che aveva provocato la replica vaticana: il Revisore era stato allontanato perché «esulando dalle sue competenze», aveva «incaricato illegalmente una società esterna per svolgere attività investigative sulla vita privata di esponenti della Santa Sede». E il Sostituto della Segreteria di Stato Angelo Becciu aveva aggiunto: «Stava spiando le vite private dei suoi superiori e dello staff, incluso me. Se non avesse accettato di dimettersi, lo avremmo perseguito in sede penale».

Un altro allontanamento che ha fatto notizia è stato quello di un alto funzionario laico del Governatorato, Eugene Hasler, rimosso dal suo incarico in aprile. Mentre è dei giorni scorsi l’allontanamento del direttore «aggiunto» dello Ior Giulio Mattietti, rimosso improvvisamente dal suo ruolo.

Non si può infine dimenticare il più eclatante cambio al vertice della Congregazione per la dottrina della fede, con la mancata riconferma del cardinale Gerhard Ludwig Müller, anche se il prelato certamente non può essere annoverato tra «le persone che vengono selezionate accuratamente per dare un maggior vigore al corpo e alla riforma» citate da Francesco.

Infine, proprio nel giorno in cui le parole del Pontefice sono state pronunciate, è stato anticipato un articolo dell’Espresso che racconta di un’inchiesta su investimenti milionari del vescovo hondouregno Juan José Pineda, braccio destro del cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga, coordinatore del C9 dei cardinali che collabora alla riforma della Curia. Un’inchiesta voluta da Papa Francesco.

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