Tutti i cristiani sono chiamati ad «accogliere Gesù e diventare suoi coraggiosi testimoni, pronti a pagare di persona il prezzo della fedeltà al Vangelo». Il Figlio di Dio rimuove tutti i «risentimenti, che fanno tanto male e ci fanno tanto male». Papa Francesco lo ricorda all’Angelus di Santo Stefano, sottolineando che l’amore per il prossimo rende la vita «più bella e fruttuosa».

Nel giorno della Festa (2017) di Santo Stefano, primo martire, il Pontefice, affacciandosi alla finestra dello studio nel Palazzo apostolico vaticano, esordisce evidenziando che «dopo aver celebrato la nascita di Gesù sulla terra, oggi celebriamo la nascita al cielo di Santo Stefano, il primo martire». Anche se «a prima vista potrebbe sembrare che fra le due ricorrenze non ci sia un legame, in realtà esso c’è, e molto forte». Spiega il Vescovo di Roma: «Ieri, nella liturgia del Natale, abbiamo sentito proclamare: "Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”. Santo Stefano mise in crisi i capi del suo popolo, perché, “pieno di fede e di Spirito Santo", credeva fermamente e professava la nuova presenza di Dio tra gli uomini»; è consapevole che «il vero tempio di Dio è ormai Gesù, Verbo eterno venuto ad abitare in mezzo a noi, fattosi in tutto come noi, tranne che nel peccato». 

Ma Stefano è accusato di «predicare la distruzione del tempio di Gerusalemme. L’accusa che rivolgono contro di lui è di aver affermato che "Gesù, questo Nazareno, distruggerà questo luogo e sovvertirà le usanze che Mosè ci ha tramandato”». 

Nota Francesco: «In effetti, il messaggio di Gesù è scomodo e ci scomoda», perché «sfida il potere religioso mondano e provoca le coscienze». Infatti dopo «la sua venuta, è necessario convertirsi, cambiare mentalità, rinunciare a pensare come prima». E Stefano «è rimasto ancorato al messaggio di Gesù fino alla morte. Le sue ultime preghiere: “Signore Gesù, accogli il mio spirito" e “Signore, non imputare loro questo peccato” sono eco fedele di quelle pronunciate da Gesù sulla croce: "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito” e “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno"». 

Quelle parole di santo Stefano sono «state possibili soltanto perché il Figlio di Dio è venuto sulla terra ed è morto e risorto per noi; prima di questi eventi erano espressioni umanamente impensabili».

 

Il Papa evidenzia che Stefano «supplica Gesù di accogliere il suo spirito. Cristo risorto, infatti, è il Signore, ed è l’unico mediatore tra Dio e gli uomini, non soltanto nell’ora della nostra morte, ma anche in ogni istante della vita: senza di Lui non possiamo fare nulla». 

Dunque pure «noi, davanti a Gesù Bambino nel presepio, possiamo pregarlo così: “Signore Gesù, ti affidiamo il nostro spirito, accoglilo”, perché la nostra esistenza sia davvero una vita buona secondo il Vangelo».

 

Gesù è il mediatore e «ci riconcilia non soltanto con il Padre, ma anche tra di noi. Egli è la fonte dell’amore, che ci apre alla comunione con i fratelli, rimuovendo ogni conflitto e risentimento». Il Papa aggiunge senza leggere il testo scritto: «Sappiamo che cosa brutta sono i risentimenti, fanno tanto male e ci fanno tanto male, e Gesù rimuove tutto questo e fa che noi ci amiamo, questo è il miracolo di Gesù».

Quindi ecco l’invito di Bergoglio: «Chiediamo a Gesù, nato per noi, di aiutarci ad assumere questo duplice atteggiamento di fiducia nel Padre e di amore per il prossimo; è un atteggiamento che trasforma la vita e la rende più bella e fruttuosa». 

E a Maria, «Madre del Redentore e Regina dei martiri, eleviamo con fiducia la nostra preghiera, perché ci aiuti ad accogliere Gesù come Signore della nostra vita e a diventare suoi coraggiosi testimoni, pronti a pagare di persona il prezzo della fedeltà al Vangelo». 

Dopo l’Angelus, il Papa dice di avere ricevuto «in queste settimane tanti messaggi augurali. Non essendomi possibile rispondere a ciascuno, esprimo oggi a tutti il mio sentito ringraziamento, specialmente per il dono della preghiera. Grazie di cuore! Il Signore vi ricompensi con la sua generosità!».

Infine, «buona festa! Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci».

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