«Sono partiti col piede sbagliato, e come tutti quelli partiti col piede sbagliato, rischiano di inciampare a ogni passo. La notizia della costituzione della terza associazione può creare un contenzioso giuridico, più pericoloso di quelli emersi finora». Lorenzo Borrè è l’avvocato che fino a oggi ha vinto tutte le cause più importanti nei ricorsi dei grillini contro il M5S centrale, ossia Grillo e Casaleggio.

Il M5S sfrutta l’identità della precedente associazione, ma costruendogliene sopra una del tutto nuova: è un po’ lo stesso che hanno fatto col passaggio dalla prima associazione (del 2009) alla seconda, del 2012?

«Il problema è sempre il conflitto di identità tra le due associazioni. Che può tramutarsi in un conflitto d’interessi: nel momento in cui una associazione (la vecchia) vuole esprimere dei candidati, e una nuova associazione pone dei paletti a queste candidature, sorge un conflitto d’interessi. Siccome Grillo è capo dell’una e dell’altra (il “garante” può sfiduciare il “capo politico”, nda) potrebbe rendersi necessario, previo ricorsi, un curatore speciale, un terzo soggetto per dirimere un conflitto di questo tipo. Loro danno per scontato di essere i proprietari del simbolo e del marchio, ma la giurisprudenza si sta orientando nel ritenere che nome e simbolo di un partito facciano parte del diritto della personalità del partito, un diritto superiore, comunque sia preponderante, rispetto al diritto di sfruttamento commerciale».

Rischiano delle cause in cui potrebbero perdere nome e simbolo, che non sono un brand commerciale ma un diritto della personalità?

«Esatto. Un curatore speciale può rivendicare il diritto della precedente associazione all’uso esclusivo del simbolo M5S».

E gli iscritti? I 150 mila, che fine fanno?

«Questa terza, neonata associazione può anche dire: “Chi vuole iscriversi faccia domanda, poi noi decidiamo se accogliere o no”; però il problema resta: non è che io costituisco un’associazione e oblitero quella precedente».

Sta dicendo che i 150 mila iscritti alla precedente associazione non possono essere traslati senza consenso, in una nuova?

«Naturalmente. Si userebbe una violenza su di loro. I vecchi iscritti non possono essere cooptati automaticamente. In virtù di questo, nella casa 5 stelle vecchia rimarrebbero 150 mila iscritti. A questo punto il vecchio “capo politico”, Grillo, che fa, abdica? Perché la vecchia associazione rimane in vita».

In tutto questo, giuridicamente, i dati di chi sono, dell’Associazione nuova? Della Casaleggio?

«I dati sono dell’Associazione vecchia; non della Casaleggio».

Numeri di telefono, codici fiscali, documenti, orientamenti sensibili nelle precedenti votazioni... È un grosso problema di legittimità giuridica.

«Su questo 6 iscritti hanno fatto un esposto al Garante della Privacy, per verificare in base a quale norma di diritto l’Associazione Rousseau, presieduta da Davide Casaleggio, abbia la disponibilità dei dati degli iscritti all’Associazione cinque stelle, senza che i 6 abbiano fornito il consenso. La questione è talmente grave, giuridicamente, che la procedura al Garante è attualmente pendente».

I dati sono di un’altra associazione, la seconda Associazione Movimento 5 Stelle, non dell’Associazione Rousseau?

«Esatto. E il titolare è Beppe Grillo, non Casaleggio. Loro questa traslazione di dati non possono farla, senza il consenso esplicito dell’interessato».

Ora che succede?

«L’eliminazione del voto dell’assemblea, elemento fondamentale della prima associazione, non appare legittima. C’è il codice civile a impedirlo, e una sentenza dell’81: l’assemblea non può essere eliminata d’emblée, né essere confinata al voto online. Per usare una metafora, stanno costruendo una nuova casa sopra la vecchia, senza demolire la vecchia. Gli abitanti della vecchia casa possono far valere i loro diritti. Che economicamente, sommati, possono costare molti soldi».

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